Iva Zanicchi: “Le conobbi a Canzonissima e le ritrovai in Germania, le Kessler erano affettuose”
«Erano due donne gentili, carine, affettuose. Avevo conosciuto Alice e Ellen Kessler a Canzonissima, poi le avevo incontrate di nuovo anche in Germania, dove eravamo tutte ospiti in uno show». Iva Zanicchi va indietro con la memoria.
Quella volta in Germania come andò?
«Mangiammo insieme, mi raccontarono delle calzamaglie nere coprenti che avevano dovuto indossare a Studio Uno: ridevano come pazze, mi spiegavano che erano pesanti come pantaloni. Che tempi, con quello che si vede oggi».
Sono state il sogno proibito degli italiani.
«Erano bellissime, sottili, alte, raffinate anche nei loro balli. Un sogno di bellezza. Le aveva volute Antonello Falqui e erano diventate star. Mi sono sempre interrogata su quelle calze nere, loro non erano mai volgari, non sarebbero mai potuto esserlo. Ma poi, le gambe… Dopo è arrivata Raffaella Carrà con l’ombelico scoperto e ha sdoganato tutto, più di loro».
La notizia del suicidio assistito ha fatto il giro del mondo: lei cosa pensa?
«Sono rimasta veramente sconvolta dalla scelta che hanno fatto. Andarsene così; forse erano molto sole, non lo so, magari una delle due si era ammalata. Non giudico e ho il massimo rispetto, ma sono cattolica, la vita per me è sacra».
Commuove la decisione di andarsene insieme.
«Avevano vissuto sempre insieme, vivevano in simbiosi, facevano tutto insieme. Unite come non possiamo immaginare. So che i gemelli hanno un rapporto molto particolare, forse avevano avuto il terrore di rimanere una senza il sostegno dell’altra. Credo che ci voglia molto coraggio a stabilire una data, organizzarsi e andare via così. Ho immaginato che forse, non avendo figli e parenti, possano aver pensato che fosse l’unica scelta. Ma non so niente. Non voglio pensare all’ultimo momento».
Lei è credente, ma non pensa che sia importante discutere del fine vita, decidere come andarsene?
«E’ un tema molto importante, certo, ma la vita è preziosa. Poi riesco anche a comprendere che tutti meritiamo una morte dignitosa. Invece tante persone vanno in Svizzera o in Germania a cercare una morte umana. Ho frequentato gli ospedali, ci sono casi talmente strazianti che neanche la terapia del dolore aiuta. E credo che ognuno abbia il diritto di poter dire: “Ora basta”. Ogni caso è a sé. Ho amato i miei genitori, ma confesso che pregavo tutti i santi che mia mamma morisse perché non riusciva a respirare».
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