Julian Schnabel: “Non credo si debba boicottare gli artisti, qui dovremmo parlare del film”
Venezia – Julian Schnabel new yorkese doc vive l’Italia come la sua seconda casa, da artista per anni ha avuto il suo atelier a Roma e questo ultimo film, fuori concorso alla Mostra, In the hand of Dante, è girato in gran parte nel nostro paese tra Venezia, Palermo, Verona, Padova, Tarquinia e Bracciano. Dove è stata ricostruita la Firenze del Trecento. Alla fine dell’incontro stampa di presentazione ha detto: “Voglio ringraziare i produttori di questo film, le tante persone che hanno creduto nel progetto a occhi chiusi, i miei figli per essermi stati accanto. Senza loro e gli attori di questo film non saremmo qui, è stato un progetto molto complesso. Voglio anche ringraziare mia moglie (Louise Kugelberg, ndr) che ha scritto il film con me e lo ha montato con Marco Spoletini, ma soprattutto perché in più di una occasione mi ha trattenuto dal saltare dalla finestra”.
Il progetto è iniziato molti anni fa e ha avuto vicissitudini produttive complesse, nell’ultimo tratto di strada poi il film ha avuto il boomerang del fatto che nel cast, che vanta camei del calibro di Al Pacino e Martin Scorsese, ci fossero Gal Gadot e Gerard Butler, attori considerati dai ProPal vicini all’esercito israeliano e per questo si fosse chiesto alla Biennale di ritirare loro l’invito. Le due star non sono venute a Venezia, ma la loro presenza non era mai stata confermata, e il regista è stato accompagnato dal protagonista Oscar Isaac, dal musicista Benjamin Clementine e dell’attore Louis Cancelmi. “Credo che non ci siano ragioni per boicottare gli artisti – ha detto Schnabel in conferenza stampa – ho scelto attori americani che hanno fatto un lavoro straordinario e questo è quanto. Penso che dovremmo parlare del film più che di queste questioni”.
Il film, che intreccia due piani temporali la New York contemporanea e la Firenze del Trecento, ha avuto una gestazione lunga. “Quindici anni fa il mio amico Johnny Depp con cui avevo girato Prima che sia notte aveva i diritti di cinque libri, me li ha proposti e io ho scelto questo, il più impossibile da fare. Poi la vita va avanti e nove anni fa le cose sono un po’ cambiate tra Nick (l’autore del romanzo Nick Tosches, ndr) e Johnny e Johnny non era più a bordo del progetto ma Oscar era disponibile ed è diventato il mio uomo”. Oscar Isaac si è trovato quindi a interpretare due ruoli: Nick coinvolto in una violenta ricerca per confermare le origini di un manoscritto che si ritiene essere la Divina Commedia di Dante, scritto di pugno dal poeta e lo stesso Alighieri.
Isaac ha raccontato: “Abbiamo girato tre settimane qui a Venezia, è bellissimo tornare. È stata un’immersione e anche un lasciare andare a partire dalle sensazioni che abbiamo avuto dalle location straoridnarie italiane, una sensazione talmudica. Come fonte di ispirazione avevo poesie e libri di Nick e ben tre versioni della Commedia che mi guidavano per cercare di capire cosa sarebbe successo il giorno dopo. E poi avevo il mio regista. Non importava che giornata fosse stata sul set Julian mi chiamava sempre, ogni sera per darmi il suo sostegno e nuova energia per il giorno dopo. Non mi era mai capitato prima con nessun regista e non mi è mai più successo dopo”.
Rispetto alla presenza di Martin Scorsese nel ruolo del saggio Isaia, Schnabel spiega che “Marty mi ha sostenuto dall’inizio nel mio diventare regista. Il consiglio che il suo personaggio dà a Dante ‘puoi mentire e andare all’inferno o dire la verità e essere crocifisso è qualcosa che lui ha vissuto. Per questo è stato molto felice di quel personaggio’. È una commedia tragica, non ne ero consapevole mentre lo facevo, ma il film è esattamente come la vita: tragica, divertente e folle. Nel romanzo Nick non ha mai detto di essere Dante ma io posso dirlo. La tesi sulla Commedia è che ogni forma d’arte ti porta al tuo presente, quasi tutti gli italiani l’hanno letta a scuola ma io sono convinto che se lo leggeste da adulti capireste che vi parla di oggi nella stessa misura che un dipinto del Caravaggio parla del contemporaneo. L’unica cosa che esiste è l’opera d’arte, tutti noi moriremo ma quello che rimane è l’arte, l’artista diventa opera. Lou Reed è morto nelle mie braccia e io gli ho detto: ‘Sei diventato la tua poesia’. C’è differenza tra vita e arte, l’arte è rappresentazione e non c’è la morte nell’arte c’è spazio solo per il talento e la mediocrità. Sono convinto che ogni forma d’arte sia sempre ottimistica, fare arte vale sempre la pena soprattutto se la si fa insieme”.
Condividi questo contenuto: