Katia Ricciarelli: “Baudo è morto da solo. Lo hanno imprigionato. Non perdono, i conti torneranno”
ROMA – C’era attesa per la partecipazione di Katia Ricciarelli a Verissimo, su Canale 5, dopo la diffida del legale di Dina Minna, storica assistente di Pippo Baudo. La ex moglie del conduttore, aveva criticato la scelta di Baudo di lasciare il suo patrimonio in parti uguali ai figli Tiziana e Alessandro, e appunto, a Dina, per 35 anni al suo fianco. Ma nella lunga intervista con Silvia Toffanin, neanche una parola sulle decisioni del conduttore (il dubbio è che l’intervista sia stata registrata prima dell’apertura delle ultime volontà). Comunque sia, la conduttrice spiega che la puntata è dedicata a lui: «Lo vogliamo ricordare attraverso le parole di una donna che lo ha amato profondamente».
Ricciarelli ripete che nessuno l’ha avvisata della morte dell’ex marito (sono stati sposati diciotto anni), e che continuava a ricevere messaggi di condoglianze sul telefonino. «All’inizio ho pensato che fosse una fake news – spiega – poi invece i miei agenti mi hanno detto che Pippo era morto. Noi eravamo divorziati, però sapere che fosse vivo mi ha dato una sicurezza. Devo farmi forza, sono stata anche un po’ male non volevo neanche più lavorare, ma ho capito che il lavoro era un toccasana».
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Parla dell’isolamento di Baudo, la conduttrice chiede: era filtrato da una segreteria? “Sì” risponde l’ex moglie, che non nomina mai Dina Minna, ma dice che «lo hanno imprigionato». «Avrebbe dovuto avvisarmi, visto che lui era da un mese in ospedale e non stava bene, e comunque avrebbe dovuto dirmi che era morto. L’avrei voluto sapere subito e non dalle condoglianze delle persone. Non porto rancore a nessuno, non fa niente quello che c’è stato: ma sta morendo e non me lo dite? E quando sono andata alla camera ardente, era in lacrime lei, e ero in lacrime io. Ma se sei una segretaria fai la segretaria. Perché non mi hai telefonato?».

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Quindi, racconta che «era isolato da tutti e se tutti dicono la stessa cosa, c’è una ragione. Poi c’è quello che non lo vuole far sapere, che fa finta di avere avuto rapporti con lui». Non essere stata avvisata, insiste, l’ha vissuto «come una grande cattiveria. Alessandro è stato anche lui messo da una parte, io l’ho visto piangere. Non dico bugie non sono capace, piuttosto so zitta». Ma Pippo era consapevole di questo isolamento?, chiede Toffanin. «Io non so se a una certa età si può anche cambiare carattere, non credo che volesse mettere da parte tutto. E’ stato anche isolato, quando era Pippo Baudo tutti quanti gli stavano intorno, poi no».
Spiega che il suo è stato un legame forte, che tanti, anche dopo il divorzio, le dicevano: Katia, salutami Pippo. «Nessuno dei due si era rifatto una vita. Quando ci siamo sposati ero convinta che fosse l’ultimo uomo della mia vita, volevo invecchiare con lui, fare musica insieme. L’ultima volta l’ho visto cinque anni fa, una cosa bella, all’Arena di Verona, c’era Traviata di Zeffirelli. Ci siamo abbracciati e mi ha baciato, come due amici. Avevo male alle ginocchia perché ero stata operata, mi ha detto: stai attenta a non cadere. Poi è sparito». Parla anche del loro rapporto. «Quando ci vedevamo, dopo un mese che eravamo lontani, lui guardava la tv: è stata la mia più grande rivale». Il gioco? «Era un periodo in cui stavo sempre sola, non sapevo che fare, mi divertivo a giocare e comunque non ho mai perso i suoi soldi. Il silenzio, non avere nulla da dire, è stato il problema. La nostra fortuna sarebbe stata avere un figlio, sono stata sfortunata anche in quel senso».
Del matrimonio dice che «sono stati 18 anni importanti, non litigavamo molto, eravamo due persone adulte, sono sicura che non mi abbia mai tradita, io ero gelosa quando lo vedevo con queste belle donne, tutte spogliate. L’ho amato tanto» spiega Ricciarelli, «mi piaceva la sua apertura mentale, l’intelligenza, la cultura. Gli vorrei dire che siamo stati degli stupidini, ci siamo sposati pensando che sarebbe stata l’ultima tappa e i problemi si potevano risolvere. Mi dispiace che se ne sia andato praticamente da solo. Se lo avessi saputo prima, sarei andata da lui, avrei buttato giù la porta. È brutto farlo morire solo quando sarei potuta essere lì. Non perdonerò mai, e verrà un giorno che i conti torneranno, perché i conti tornano sempre». Per ristabilire la verità, accanto a Baudo, quando è morto, al Campus Bio Medico c’erano Dina Minna, che lo ha seguito tutti i giorni fino alla fine, e la figlia Tiziana.
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