La mesita del comedor, la black comedy che ha stregato Stephen King è ora in streaming su MYmovies
La sua capacità di affrontare in modo brillante e umorale delle tematiche scabrose e originali, Caye Casas l’aveva già ampiamente mostrata qualche anno fa nel sarcastico e divertente (e a tratti anche sorprendente) Matar a Dios, diretto in coppia con Albert Pintó.
L’arte della commedia macabra è difficile perché in genere si regge su un equilibrio sottilissimo presentando situazioni tragiche e cercando di trarne spunto non solo per dell’umorismo nero, ma anche per far riflettere sulla vita e sui suoi problemi.
Casas, questa volta in solitaria, si ripresenta con La mesita del comedor dimostrando di non aver perso nulla della sua vivacità realizzativa.
Se Matar a Dios aveva sottolineature fantastiche e horror pur in un’atmosfera di costante dubbio, questo nuovo film è fortemente radicato in una realtà che però si trasfigura ben presto in un incubo, mettendo praticamente subito in scena il peggio che possa capitare a un genitore.
Jesús e Maria sono finalmente divenuti genitori e sono orgogliosi del loro neonato, Cayetano. La loro relazione è però un po’ traballante e si scontrano su un tavolino di modello Rorret, svedese, che il venditore magnifica soprattutto per il suo piano di vetro assolutamente indistruttibile. A Maria non piace, ma Jesús si impunta e lo compera.
Dato che è svedese, però, il tavolino va anche montato e, nel farlo, Jesús si rende conto che manca una vite, che provvede a richiedere urgentemente al venditore.
Rimasto solo col neonato mentre Maria è a fare la spesa, Jesús cammina per la casa cercando di addormentarlo e di placare il suo pianto, ma accidentalmente cade e il vetro infrangibile si rompe uccidendo il piccolo Cayetano. Il costernato Jesús si trova così a dover gestire una situazione ingestibile, mentre attende il ritorno di Maria e l’arrivo di ospiti a pranzo.
Questo è uno di quei rari film che incuriosisce costantemente lo spettatore invitandolo a chiedersi cosa mai potrà ancora accadere e generando in questo modo una continua e sottile tensione attraverso la messa in scena di situazioni del tutto normali viste però attraverso la lente d’ingrandimento del colossale senso di colpa del protagonista che cerca di prolungare il più possibile la fragilissima bolla di normalità nella quale si ostina a vivere prima che l’inevitabile accada prima o poi.
MYmovies ONE, il grande cinema d’autore in streaming. Ovunque, quando vuoi.
Casas gestisce con grande abilità la narrazione favorendo l’immedesimazione dello spettatore nell’incolpevole, ma allo stesso tempo chiaramente “colpevole”, protagonista.
I dialoghi sono una continua celebrazione della genitorialità e dell’importanza dei figli per i propri genitori, con un sarcasmo, vista la situazione, che si abbatte con furia sull’attonito Jesús.
I personaggi – tutti ottimamente interpretati – sono caratterizzati con sapienza e brillantezza, anche quelli minori, come la sbulinata tredicenne del piano di sopra che ha delle mire sentimental-ricattatorie nei confronti del bonario Jesús. Oppure l’ambiguo venditore, anche lui con attese velatamente rivolte a Jesús.
Non mancano ironici riferimenti alle bugie del commercio – il tavolo infrangibile che durerà per sempre e porterà felicità – ma il riferimento più chiaro e amaro è alla fragilità della condizione umana che può trovarsi a essere irrimediabilmente sconvolta in qualsiasi momento per un piccolo errore o disattenzione.
Casas ce lo ricorda con un film che intrattiene e diverte, ma al contempo è scioccante e fa quasi sentire in colpa lo spettatore per essersi divertito.
Condividi questo contenuto: