Le donne in blu della polizia messicana contro i killer, una serie le racconta

In una fabbrica tessile di Città del Messico una delle operaie si è alzata dalla sua macchina da cucire avvinta da un vecchio film in televisione, il capo – che nel suo ufficio sta vedendo il film – la riprende e la rimanda al suo posto. Nel frattempo è una collega a trovarsi nei guai, la stoffa si è incastrata nella macchina, lei la tira e il vecchio macchinario si rompe.

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Arriva di gran passo il sorvegliante: “Questa macchina è più importante della tua vita” le urla. Ma quando le minacce si trasformano in avance sessuali e la collega che sogna il cinema a mettersi in mezzo: “Sono stata io”. La punizione: “cinque ore senza paga”. Dopo un turno senza paga, notturno, nella fabbrica deserta, Lucia Martinez, 24 anni verrà trovata morta in un hotel da quattro soldi. Inizia così Las Azules (Women in blue), l’ultima serie femminista di Apple tv+, realizzata dal vincitore dell’International Emmy Award Fernando Rovzar e da Pablo Aramendi. La serie farà il suo debutto il 31 luglio con i primi due episodi dei dieci totali, seguiti da un episodio a settimana fino al 25 settembre.

Il nuovo titolo racconta la storia ispirata a fatti realmente accaduti della prima forza di polizia femminile del Messico che venne creata non senza difficoltà e pregiudizio. Quattro donne nella Città del Messico del 1971 sfidano le norme ultraconservatrici dell’epoca e si uniscono alla prima squadra di poliziotte, per poi scoprire che è tutta una trovata pubblicitaria per distrarre i media da un brutale serial killer. Sono Maria, Valentina, Gabina e Angeles, quattro donne molto diverse accumunate dalla volontà di lasciare il segno al di là del loro essere figlie, moglie e madri.

‘Women in blue – Las Azules’, la serie che racconta la storia (vera) delle prime poliziotte messicane

I produttori (già dietro alla serie Control Z su Netflix) hanno incontrato le vere poliziotte che hanno dato il via a questa inedita squadra partendo dalla testimonianza della “prima donna promossa capitano”, ma dietro quella storia di successo femminile c’è la battaglia quotidiana che quelle donne dovettero combattere per farsi prendere sul serio. Rovzar ha riportato cosa gli ha raccontato la prima vera ex poliziotta: “Mi ha detto: ‘Non potevamo investigare, non ci hanno fornito le armi. Ci hanno messo nella foresta di Chapultepec a dirigere i turisti come fossimo dei vigili. Ci hanno chiesto di sorridere e indossare minigonne e stivali di pelle. In altre parole niente di diverso dalle hostess della PanAm”.

Nella serie però mentre il numero dei cadaveri aumenta – tutte giovani donne uccise dal killer che spoglia le sue vittime, in spagnolo lo chiamano l’encuerador (lo svestitore) – María (l’attrice uruguaiana naturalizzata messicana Bárbara Mori, celebre per le telenovelas), madre di famiglia la cui determinazione a catturare l’assassino diventa un’ossessione, Gabina (Amorita Rasgado), il cui padre è un rinomato poliziotto capace di rimontare un’arma in tempi record ma che la famiglia relega al ruolo di casalinga, Ángeles (Ximena Sariñana), una brillante analista di impronte digitali, e Valentina (Natalia Téllez), una giovane ribelle che non ha nessuna intenzione di far ignorare tutte queste donne morte, organizzano un’indagine segreta per riuscire in ciò che nessun agente maschio era stato in grado di fare e consegnare il serial killer alla giustizia. Sono donne diversissime, che provengono da famiglie e ambienti differenti ma dovranno imparare a fare squadra per ottenere ciò che vogliono: giustizia.

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