Le star di Hollywood contro Tilly Norwood, la prima “attrice” IA
Chiami il mio agente. Mai frase fu appropriata per Tilly Norwood, la prima attrice creata con l’intelligenza artificiale con tanto di agenzia che la segue, anzi che l’ha creata da zero. Da Hollywood si leva la voce di protesta di attori e attrici contro la “collega” virtuale e il loro messaggio è chiaro: “Non chiamatela attrice”. E pensare che Tilly è stata presentata dalla sua creatrice come la prossima Natalie Portman o Scarlett Johansson.
“Scarlett Johansson ce l’abbiamo già” ha commentato l’attrice Emily Blunt (Mary Poppins, Il diavolo veste Prada, The smashing machine) durante un’intervista per il podcast Awards Circuit di Variety. Dopo aver visto un’immagine di Norwood, ha esclamato: “No, sul serio? È un’intelligenza artificiale? Oddio, siamo fregati. È davvero, davvero spaventoso. Dai, agenzie, non fatelo. Per favore, smettete di toglierci la connessione umana”.
Da quando è stata presentata ufficialmente nel weekend al Zurich Film Festival 2025, Tilly ha creato più sconcerto che stupore almeno nel mondo del cinema suscitando una presa di posizione netta del sindacato attori. SAG-AFTRA ha condannato la creazione di Tilly affermando di “essere contrario alla sostituzione degli attori umani con attori sintetici”. Tilly è stata creata dallo studio londinese Xicoia, fondato da Eline Van der Velden, attrice olandese trapiantata in Inghilterra e Ceo della tech company Particle6.
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Tante le reazioni sui social: Toni Collette ha commentato la notizia con una serie di emoji di volti che urlano. Mara Wilson, famosa per il film del 1996 Matilda 6 mitica, ha detto che le agenzie dovrebbero scritturare “le centinaia di ragazze vere le cui facce sono state messe insieme per fare quella” di Tilly Norwood, mentre Melissa Barrera, attrice di Scream, ha detto di sperare che l’agenzia che dovesse decidere di lavorarci venga scaricata da tutti i suoi attori. In risposta al feedback negativo, Van der Velden ha pubblicato una dichiarazione sulla pagina Instagram di Tilly, affermando che la sua creazione basata sull’intelligenza artificiale “non è un sostituto di un essere umano, ma un’opera creativa, un’opera d’arte. Come molte forme d’arte prima di lei, stimola il dibattito, e questo di per sé dimostra il potere della creatività”.
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Uno dei punti chiave del lunghissimo sciopero che ha paralizzato Hollywood per mesi nel 2023 e che è terminato soltanto con un nuovo contratto che prevede una serie di paletti per l’uso dell’IA, era proprio l’intelligenza artificiale creativa. E dopo che il grido di allarme è stato lanciato sul fronte del doppiaggio, degli effetti speciali e degli stunt, delle maestranze creative arriva anche l’allarme per gli interpreti. D’altronde parlando poche settimane fa con il regista Adam Bernstein (Breaking Bad, Hotel Costiera), 30 anni di esperienza a Hollywood, la preoccupazione era palpabile: “Avete visto gli spot fatti con l’IA? Per quanto tempo gli studios manderanno centocinquanta persone e dodici camion sul set se possono ottenere qualcosa di simile con i contenuti generati dall’IA?”.
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