L’estate al cinema è horror. Zampaglione: “Genere sottovalutato, ma in Italia siamo maestri”

So cosa hai fatto, quarto capitolo della saga horror di Southport, appena uscito in sala è subito entrato terzo in classifica dopo Superman e i dinosauri di Jurassic World. Da pochi giorni è tornato in sala restauro 4 mosche di velluto grigio di Dario Argento, nelle prossime settimane arrivano Presence, una ghost story di Steven Soderbergh con Lucy Liu (24 luglio) poi Bring her back dei gemelli australiani Danny Philippou e Michael Philippou (30 luglio) e poi l’immancabile film sugli squali, Dangerous animals (20 agosto). Senza parlare delle piattaforme dove l’horror non conosce momenti di stanca ma in estate dilaga.

È un fenomeno che si rinnova ogni anno, da giugno a settembre i titoli dell’orrore invadono gli spazi fisici e digitali. Ma perché? Lo abbiamo chiesto a Federico Zampaglione, frontman dei Tiromancino e regista di numerosi horror che da Cuneo, dove è arrivato il tour per i 25 anni di La descrizione di un attimo, ha trovato il tempo di risponderci.

Perché in estate escono tanti horror?

“È sempre stato così. Ricordo che da ragazzino in estate andavo a vedere i film horror, magari nelle arene estive. Assurdamente anche se il genere evoca l’inverno, i tuoni e i lampi, si sposa bene con l’estate. E in questa stagione c’è un fiorire di film horror, anche il mio ultimo The well infatti è uscito lo scorso anno ad agosto. È un periodo in cui il pubblico va volentieri a vedere gli horror e penso che ci sia anche una questione che riguarda gli spazi, rallentando le uscite in generale si apre la possibilità per un genere che durante l’anno è un po’ sacrificato”.

Che ricordi ha delle proiezioni estive di film dell’orrore?

“Tantissimi. Io andavo in vacanza a Anzio coi miei cugini, c’era un’arena dove davano parecchi horror. Film di Lamberto Bava, di Lucio Fulci, di Dario Argento. Quasi tutti i film storici di genere italiani io li ho visti lì al cinema all’aperto di Anzio. Era un’esperienza particolare, non ne saltavamo uno, vedere un film horror è sempre una prova soprattutto da ragazzo, la paura è una sensazione che ti eccita anche se la respingi. Ricordo benissimo la serata in cui abbiamo visto L’aldilà di Fulci, Suspiria di Argento. È lì che si è consolidata la mia passione per il genere ed è nato il mio desiderio di suscitare la paura negli altri anche se in modo del tutto inconscio”.

“4 mosche di velluto grigio”, l’estate è da horror con un Dario Argento vintage

I grandi maestri che ha citato sono quelli che tutti i giovani filmaker del genere, che siano coreani o australiani citano. Esiste un tocco italiano all’horror?

“L’horror italiano è ed è stato apprezzato in tutto il mondo anche dagli studiosi, dai critici e poco in Italia. Nel nostro paese c’è sempre stato molto snobismo sia da parte dei premi che della critica nei confronti del genere. Poi quando arrivano i riconoscimenti da fuori, ci si stupisce. Sarebbe stato bello se il cinema intellettuale, d’autore riconoscesse al genere uno spazio che ancora oggi non gli viene dato. The well è stato venduto in tutto il mondo, però se n’è parlato molto meno rispetto ad altri film italiani che sono stati distribuiti all’estero”.

“The Well”, l’horror di Federico Zampaglione venduto in più di 100 paesi

The well è uscito in Usa ma anche in Vietnam quando presenta il suo cinema all’estero viene visto in modo diverso?

“L’horror italiano viene apprezzato per il livello di follia che in altri paesi non c’è. Gli autori di genere italiani sono molto visivi, spesso sopra le righe, questo piace molto allo spettatore. The well è molto sanguinario, di impatto visivo, i fan dell’horror più latini – gli spagnoli, i sudamericani – lo hanno visto più simile al loro gusto granguignolesco però il film è andato bene dappertutto. E ho saputo che è stato venduto anche in Francia, che è un mercato ostico perché hanno il loro horror che sostengono molto”.

Ora prepara il prossimo “The nameless ballad”, lo ha definito il più provocatorio.

“Sì perché è un film che mette insieme il mondo della musica, che conosco bene in ogni sfumatura, e l’horror. L’orrore della realtà fatta di un settore dove ormai contano solo i numeri, un tempo non si leggevano le copie o i numeri di spettatori di De André o di Battiato. Si parlava di musica e arte, oggi tutti – compresi i fan – parlano solo di cifre ed è diventato un campo sanguinolento perché dove ci sono i numeri c’è il sangue. La musica è resa horror da questi temi, ne verrà fuori un film molto inquietante. Alzerò i tappeti di questo mondo, un film provocatorio ma anche molto angosciante”.

Lo ha scritto con Barbara Baraldi, scrittrice e sceneggiatrice dark italiana, autrice del fumetto Dylan Dog. Come avete lavorato insieme?

“Io ho fatto una prima versione del film e l’ho mandata a Barbara che l’ha rivisto con una serie di suggestioni sue e poi insieme abbiamo realizzato una terza stesura insieme, ottimizzando tutto quello che avevamo scritto singolarmente trovando nuovi spunti. Barbara è una regina del dark e dell’horror e ha un’esperienza come scrittrice e curatrice di Dylan Dog che si sente. Abbiamo lavorato molto bene insieme da appassionati del genere, come due bambini in un grande parco giochi. In autunno partono le riprese del film prodotto dalla Somic film che ha creduto da subito nel progetto”.

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