Lie with me, un dramma romantico in chiave queer dalle profonde riserve emotive. Ora in streaming su MYmovies
Tra ricordi, finzione e menzogne, il ritorno al proprio luogo di origine rappresenta la più classica delle epopee personali. In Lie with me – ora disponibile in streaming sulla piattaforma MYmovies ONE – il regista Olivier Peyon cuce attorno al tema un dramma romantico in chiave queer dalle profonde riserve emotive e sentimentali.
Riserve che sono anche quelle del cognac, il liquore che si produce proprio nella località da cui proviene Stéphane Belcourt, che oggi è uno scrittore affermato anche se in crisi di ispirazione.
Lui – che l’odore e il sapore del cognac proprio non li digerisce – fa buon viso a cattivo gioco e si presta alla promozione per un distributore americano, tornando nei luoghi dove è cresciuto senza però immaginare che un passato ritenuto morto e sepolto possa all’improvviso riaprire vecchie ferite.
Il film di Peyon ha tutte le carte in regola per soddisfare gli appassionati del genere, potendo anche contare su un pedigree letterario: adatta infatti per lo schermo il romanzo omonimo (e dalla natura autobiografica) di Philippe Besson, buon successo editoriale in Francia di qualche anno fa.
L’evocazione di un amore perduto, così come il sapore amaro della nostalgia e del non detto, si addolcisce in un’esplorazione del pittoresco nei paesaggi meravigliosi della Nuova Aquitania, rivelandosi perfino intrisa di humor e di un certo ottimismo di fondo sulla vita.
Emozioni contrastanti che congiungono due periodi diversi: il presente, che vede Stéphane come schivo scrittore di mezza età trincerato dietro la sciarpa elegante, e un passato che torna ai primi anni ottanta, scoprendolo ragazzo e infatuato del carismatico coetaneo Thomas.
Bello e maledetto, desiderato da tutti, Thomas rappresenta per il giovane e timido Stéphane una deflagrazione esistenziale, il cui riverbero è ancora vivo persino decenni più tardi, quando durante una presentazione lo scrittore si trova di fronte un ragazzo che porta un cognome familiare. Si tratta di Lucas, figlio di Thomas: i due hanno entrambi delle domande da fare e da farsi, ma soprattutto possiedono delle risposte che l’altro cerca, per quanto sia difficile ammetterlo.
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È divertente cercare di scorgere la stessa luce negli occhi di Guillaume de Tonquédec, che interpreta Stéphane da adulto con enigmatico riserbo, e in quelli di Jérémy Gillet, che dà il volto alla sua versione giovane e impacciata.
Così come fa effetto vedere Lucas interpretato da Victor Belmondo, con delle note di meta-casting nel suggerire l’impatto immediato di un discendente d’eccellenza su Stéphane come sullo spettatore: si tratta infatti del nipote del leggendario Jean-Paul Belmondo, divo assoluto della Nouvelle Vague e del cinema francese tutto.
Sono le tessere di un mosaico declinato interamente al maschile, che cercano la loro collocazione tra passato e presente: la fotografia del momento storico è ben centrata, in particolare per quanto riguarda l’omosessualità e un periodo che sarebbe poi sfociato nella piena crisi dell’AIDS.
È soprattutto, nella viscerale intimità del bel titolo originale (Arrête avec tes mensonges) un gioco di rapporti incrociati in cui è essenziale capire a beneficio di chi si scrive, e a discapito di cosa si mente.
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