Maccio Capatonda: “Ho trovato la mia sconfort zone in Svezia. ‘Ballando’? Andrei a una condizione”
Dopo Lillo Petrolo e Carlo Verdone, tocca a Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda, togliere la maschera. I comici si spogliano dei propri personaggi e decidono di presentarsi al loro pubblico in veste di sé stessi grazie alla serialità. Così dopo Sono Lillo e Vita da Carlo arriva su Prime Video Sconfort zone in cui Maccio si racconta romanzando la propria vita.
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Dal 20 marzo su Prime Video una serie in sei episodi che racconta la crisi di ispirazione in cui Maccio finisce e il surreale, improbabile, divertente percorso che farà per venirne fuori. Quando incontra lo psichiatra Braggadocio, celebre nell’ambiente per le sue tecniche audaci, Maccio decide di sottoporsi al suo metodo: dovrà affrontare delle situazioni di estremo sconforto per ritrovare la sua creatività.
Maccio Capatonda: “La mia vita al contrario, sognavo gli horror ma sono diventato un comico”
Marcello, Maccio, quali sono le sue “sconfort zone”?
“La principale è quella che racconto nella serie: un momento in cui non ho più la capacità di fare il mio lavoro, anche perché io vivo per questo lavoro che considero l’unico modo per guadagnarmi da vivere e anche la mia passione. Se mi trovo nella condizione di non avere più idee vado in crisi totale e metto in discussione qualsiasi cosa. Paradossalmente ho fatto una serie su me che non avevo idee e nel momento in cui la scrivevo sono rimasto senza idee. Quindi mi sono trovato in questa “sconfort zone” qui, poi ne ho anche di più banali”.
Tipo?
“Mah quelle che hanno un po’ tutti: disagi, problemi, aerei persi, portafogli. Io spesso perdo le cose. Però queste “sconfort zone” sono utili, non tanto perché quando sei nella sconfort zone diventi creativo ma perché ti permettono di avere un conflitto col mondo in cui vivi. E questo conflitto ti permette di avere qualcosa da dire, non in quel momento perché in quel momento bestemmi, ma dopo. La depressione non è una fonte di ispirazione però se attraversi un momento difficile e lo superi poi dopo hai qualcosa da raccontare”.
Uno dei momenti più divertenti è quello in cui Maccio sta nella spa con Edoardo Ferrario, Fru dei Jackal e Valerio Lundini. Perché questi tre?
“C’è stata una lunga selezione che è terminata con loro tre che sono miei grandi amici nonché comici che ritengo rappresentativi della realtà di oggi. La spa rappresenta la “comfort zone” per eccellenza, per cui tutte le scene con loro sono ambientate in luoghi di grande relax. Cosa che non ci si aspetterebbe da quattro comici”.
Prima di iniziare la promozione della serie so che è stato diversi giorni in Svezia. Una comfort zone?
“Ho fatto un corso di meditazione di dieci giorni vipassana, è una forma di meditazione che viene dal buddismo ma non c’entra col buddismo. È una tecnica bellissima: non puoi parlare con nessuno, non hai libri, cellulare, sei solo con te stesso. È una “sconfort zone” che poi nel giro di dieci giorni diventa una comfort zone e poi dopo rientrare nel mondo diventa una “sconfort zone” anche se questa tecnica in realtà ti aiuta molto a stare nel mondo, ti libera dalle varie dipendenze, attaccamento che abbiamo a tutte le cose. Quello che ho fatto in Svezia è stata una terapia ed era la seconda volta che la facevo”.
Chi la fa ridere?
“I miei comici di riferimento del passato sono Corrado Guzzanti, Carlo Verdone, Nino Frassica, Francesco Nuti, Roberto Benigni e Massimo Troisi. Mi sono formato con la loro comicità. Attualmente mi fanno ridere i Jackal, Lundini, ancora Frassica imperterrito… poi all’estero Ricky Gervais, Louis C.K. e Woody Allen”.
E cosa la fa ridere?
“Penso che la comicità migliore sia la più originale, quella che ti stupisce. Quella che destruttura i meccanismi del linguaggio. Che è anche un po’ quella che faccio io. Io rido quando vengo sorpreso. Un altro che mi fa molto ridere è Franco Maresco. Che è un regista non un comico ma che con Daniele Ciprì ha fatto film bellissimi. Uno dei film che mi ha fatto ridere ultimamente è il suo La mafia non è più quella di una volta. So che ha finito un nuovo film, non vedo l’ora che esca. I casi umani mi interessano molto e mi fanno molto ridere”.
Qual è il momento in cui ha capito che poteva far ridere gli altri?
“A livello lavorativo quando la Gialappa’s mi chiamò nel 2004 per fare Mai dire grande fratello e figli, si chiamava a quei tempi, e io pensavo che forse non ce l’avrei fatta. Perché sfornare dieci episodi era un compito molto difficile per me ma ho attinto a tutte le mie risorse e sono riuscito a portare a casa quell’edizione. Dopo quell’esperienza ho capito che la comicità poteva essere la mia strada”.
Da ragazzino però la sua maggiore passione erano gli horror. Sognava di diventare il nuovo Dario Argento
“Sì quel Marcello voleva spaventare le persone. L’horror mi piaceva perché ti faceva entrare in un mondo di paura ma una paura sicura che non faceva davvero male, da spettatore. Mi era venuta voglia di riproporlo ma questi piccoli film horror erano fatti talmente male che facevano ridere. E infatti i miei genitori sono i primi tornando alla domanda, quando hai capito che potevi far ridere, che ho fatto ridere seppure volevo spaventarli. Mi arrabbiavo ma poi facevo anche sketch comici e lì quando ridevano ero contento. Questi sketch comici li facevo con il mio amico delle medie Luca Rossetti, anche lui è stato tra i primi a farmi capire che potevo far ridere gli altri. E lo ringrazio moltissimo”.
Nella serie partecipa al programma “Balla col vip”, se la chiamassero a “Ballando con le stelle” ci andrebbe?
“Mi hanno già chiamato e ho rifiutato perché avevo un impegno lavorativo, però onestamente non so se ci andrei”.
Neppure come Bringo?
“Forse con un personaggio sì. Ecco nelle vesti di un personaggio ci potrei pensare”.
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