Mario Biondi e Tony Effe: “La libertà va salvaguardata, ma ora temo troppa pressione su di lui”

“Il caso Tony Effe? Ho una preoccupazione: che alla fine ci sia una disparità di attenzione nei confronti di Tony Effe rispetto a tutti gli altri sanremesi”.

Mario Biondi, reduce da un lunghissimo tour in Italia e all’estero, condivide con Repubblica alcune riflessioni sul caso del Capodanno romano.

Biondi, che idea si è fatto di questa vicenda?

“Tony Effe ora avrà un’esposizione mediatica fortissima: non vorrei che qualcuno si aspettasse da lui chissà cosa, magari un’opera completa stile Mozart, come ha detto Jovanotti a Belve”.

Forse non era il caso di chiamarlo per un evento del genere?

“Immagino che Gualtieri faccia grande fatica su Roma, che è una città ovviamente difficile da governare: forse qualche giovane collaboratore gli può aver consigliato Tony. Poi magari qualcun altro gli avrà fatto notare i testi, e lui avrà detto “sono un padre di famiglia, non posso”. Ma il rischio per Tony Effe a Sanremo è troppo alto, i colleghi potrebbero anche lamentarsi. Poi sappiamo che per tenere su Sanremo si inventa di tutto”.

Diversi artisti si sono schierati in difesa di Tony Effe: Mara Sattei e Mahmood hanno addirittura detto no alla loro partecipazione.

“Questo schieramento a favore è molto interessante, mi piace, sa di benevolenza, al di là del gusto musicale. Il fatto che i giovani artisti si sostengano è lodevole: i nostri vecchi cantautori o i protagonisti dell’era punk non l’avrebbero fatto”.

Il dibattito ovviamente si è spostato sulla libertà d’espressione degli artisti.

“La libera espressione va salvaguardata. Certo, se si arriva al limite dell’altrui gusto può essere eccessiva. Ma parlo con invidia perché mi piacerebbe fare un concerto da stonato: ultimamente non sento grande cura per l’intonazione. Non serve più. Si possono anche accordare gli strumenti a cavolo, a volte mi sembra un po’ too much”.

Palermo vista dall’alto con la voce di Mario Biondi

Se fosse stato in cartellone nel concerto di Capodanno si sarebbe ritirato come Mahmood e Sattei per solidarietà?

“Con loro non avrei potuto esserci, l’ultimo evento di questo tipo l’ho fatto con Pino Daniele: se lo avessero attaccato, magari per qualche parolaccia di troppo, mi sarei certamente messo dalla sua parte. In generale, le censure hanno dato lustro a molti artisti. I grandi del rock sono stati demonizzati, ma questo ha accentuato l’attenzione dei giovani verso quella musica. Però oggi i ragazzi hanno pochi riferimenti familiari, cercano di farsi le proprie regole da soli, si inventano linguaggi, modalità. Vorrei sempre supportarli, ma le case si creano su fondamenta, non solo sull’idea. A me dispiace per questi ragazzi, ho tanti figli di diverse età, cerco di empatizzare con loro ma non è facile, hanno vissuto e vivono un periodo difficile, è come se girassimo continuamente su un tapis roulant, noi non ascoltiamo più i ragazzi e loro non ascoltano noi. Siamo negli anni Sessanta dei Duemila”.

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