Owen Wilson sui campi da golf nella serie “Stick”: “Alla scoperta del nuovo Tiger Woods”
Pryce Cahill, detto Stick, è un ex giocatore di golf professionista. A vent’anni era un campione ma la sua carriera è deragliata quando in diretta tv in un torneo importante alla dodicesima buca ha un crollo psicotico per una pallina finita in un lago.
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Da quella gara andata storta Pryce non si è più ripreso, oggi si divide tra un impiego in un negozio di articoli sportivi (il suo biglietto da visita “The Pryce is right” con l’icona di una mazza da golf) a cui chiede costantemente anticipi e lezioni a signore over 70, socie di un club elegante. Owen Wilson, re della commedia in coppia con Ben Stiller da Zoolander a Una notte al museo, attore feticcio di Wes Anderson, torna con una serie commedia, Stick, dal 4 giugno su Apple tv+ (i primi tre episodi poi uno a settimana fino al 23 luglio).
Stick, il ritorno di Owen Wilson in una serie comica sul golf
La serie inizia con Pryce che non riesce trovare un centro per la sua vita scombinata. Due anni fa ha divorziato, sua moglie gli ha concesso un po’ di tempo per trovarsi un altro posto, ma ora vuole mettere in vendita la casa che hanno condiviso. La piscina è un pantano, la casa è un delirio di cose: scarpe, premi, piatti, ritagli di giornale, bollette dappertutto, Pryce non vuole venderla, ma sa che non ha più molte ragioni per procrastinare. “Pryce è arrivato a un punto della sua vita in cui la storia che si racconta non funziona più – ha detto il creatore della serie, lo sceneggiatore di Le Mans ’66 – La grande sfida, Jason Keller – è arrivato il momento di essere sincero con se stesso, affrontare il suo passato e capire dove sta andando. È lì che si trova Pryce quando lo incontriamo. Per certi versi è sfuggente e inaffidabile, ma è anche incredibilmente simpatico”. Anche la sua ex moglie, in fondo, prova ancora un fascino per questo campione ormai in disgrazia.
Mentre sta dando lezioni a una delle innumerevoli signore attempate sul campo da golf, Pryce sente un fischio per lui inconfondibile. Il primo incontro con questo diciassettenne problematico è da manuale: Pryce si avvicina al ragazzo con la sua dotazione di complimenti e consigli non richiesti, lui gli risponde: “Sono onorato ma non mi interessano i tipi più vecchi”. Solo con la prospettiva di una scommessa il ragazzo mostra quello che sa fare, Pryce rimane a bocca aperta ma il guardiano del golf club arriva giusto in tempo per cacciarlo, il ragazzo – che scopriremo si chiama Santi – non è certo un socio. “Pryce pensa che Santi potrebbe essere il prossimo Tiger Woods – dice Wilson – È un fenomeno, e questo dà un nuovo senso alla vita di Pryce. Sente di poter davvero fare qualcosa con questo ragazzo, e questo gli fornisce uno scopo. E anche se Pryce era un golfista professionista, si rende conto che questo ragazzo potrebbe essere di livello superiore al suo. Quando lo scopre, pensa: ‘Posso fare qualcosa con questo ragazzo, posso veramente ottenere qualcosa grazie a lui’”.
Santi è un ragazzo problematico, ha diciassette anni, un talento e una passione ereditata dal padre che non c’è più, una certa rabbia. Inoltre, a meno che un golfista non provenga da una famiglia benestante, i giocatori devono guadagnarsi l’accesso al torneo con il sostegno finanziario di qualcun altro. “Pryce crede di poter far qualificare Santi per giocare nel Pga (l’organizzazione che cura i principali tour professionistici di golf negli Stati Uniti, ndr) – spiega Wilson – E una volta che ci sei, anche prima di arrivarci, la quantità di dollari che potrebbe guadagnare per un fenomeno del genere possono essere tanti. Pryce sa che il ragazzo ha la possibilità di diventare un grande e vede questa occasione come il suo grande riscatto. Pryce ha raggiunto un livello di eccellenza, ma questo ragazzo è migliore di quanto lui sia mai stato”.
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La serie, che lo sceneggiatore ha scritto pensando a suo padre ex giocatore di baseball che aveva sfiorato il professionismo prima di dedicarsi ad altro, è firmata tra gli altri da una coppia di registi – Jonathan Dayton e Valerie Faris – che hanno nella propria filmografia commedie di grande successo come Little Miss Sunshine e La battaglia dei sessi sullo storico scontro tra Billie Jean King e Bobby Riggs del 1973. Per trovare il giovane protagonista, Peter Dager, sono stati provinati circa seicento giovani attori e per rendere la serie estremamente realistica sono stati ingaggiati veri golfisti.
Per Keller era fondamentale che la serie rappresentasse il golf nel modo più autentico possibile. Oltre agli attori che hanno preso ore e ore di lezioni di golf, la produzione ha coinvolto diversi professionisti che hanno assistito a tutta la lavorazione per garantire che ogni sequenza con una mazza da golf apparisse sempre autentica. “Volevamo rappresentare il golf al meglio – ha detto Dayton – Dovevamo creare una serie che i golfisti avrebbero rispettato e che considerassero una rappresentazione autentica del gioco, ma dovevamo anche cogliere l’umanità e l’umorismo”. “Il golf è uno sport difficile da rendere cinematografico – ha aggiunto Faris – perché si tratta di un solo uomo e di una pallina minuscola”. Molti dei golfisti professionisti più quotati al mondo appaiono con apparizioni cameo negli ultimi episodi della stagione. Il produttore esecutivo Ben Silverman, noto per aver prodotto alcuni dei più grandi successi della commedia moderna, tra cui The Office, è un grande appassionato di questo sport e conosceva personalmente diversi golfisti. Che ha coinvolto nella lavorazione. Qualcuno ha già paragonato la serie a un altro fortunato show di Apple tv+ Ted Lasso, oltre agli stessi produttori di sicuro quello che hanno in comune è l’idea dello sport come strumento che connette le persone, dove la competizione è prima di tutti con se stessi, i proprio limiti.
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