Paul McCartney e l’intelligenza artificiale: “Una minaccia per la musica, il governo non ci difende”

L’intelligenza artificiale rappresenta un pericolo per la musica. L’allarme è stato lanciato da Paul McCartney in una rara intervista concessa alla Bbc. Intervista nella quale sir Paul, ancora pienamente attivo a 82 anni suonati e reduce nelle scorse settimane dalla conclusione londinese dall’ennesimo tour, ha alzato la voce in difesa dei diritti d’autore, messi potenzialmente a rischio da un utilizzo sregolato dell’IA, e contro lo stesso governo britannico.

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Secondo Sir Paul, le autorità britanniche sono fin troppo inclini a favorire lo sviluppo di questa rivoluzione tecnologica, lasciando mano libera al business, anche dopo la svolta che ha riportato al potere il laburisti (sotto la leadership moderata di Keir Starmer) sulla scia di 14 anni di governi conservatori.

Intervistato da Laura Kuenssberg nel suo talk show della domenica, di solito dedicato alla politica, McCartney ha espresso con forza il suo punto di vista denunciando l’iniziativa messa in cantiere dal governo Starmer nel Regno Unito in base alla quale verrebbe garantito il ricorso pressoché libero all’intelligenza artificiale su creazioni altrui: senza dover chiedere permesso a meno che non siano gli autori a farsi vivi opponendo esplicitamente il loro rifiuto.

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Un meccanismo che minaccia in particolare “i giovani autori”, i quali magari “scrivono una bella canzone e, non possedendone i diritti, possono essere facilmente truffati”, ha detto McCartney: non contrario all’intelligenza artificiale in quanto tale – di cui lui stesso si è servito per la registrazione postuma a fine 2023 di Now and Then, canzone inedita firmata da John Lennon nel 1977 e uscita poco più di un anno fa sul mercato globale con le voci di tutti e quattro i Beatles (inclusi i defunti Lennon e George Harrison) mixate proprio grazie alla tecnologia – ma preoccupato per la tendenza alle deregulation.

“Il denaro che arriva tramite le piattaforme streaming dovrebbe andare alle persone che creano la musica, non ai giganti tecnologici”, ha proseguito McCartney, invocando che siano “gli autori e i titolari dei diritti a a esercitare un controllo su ciò che è stato creato e sulla remunerazione che deriva dall’uso delle loro opere tramite l’IA”.

Poi l’attacco a Starmer, troppo concentrato a suo dire sullo slogan di voler fare della Gran Bretagna un Paese “leader mondiale” sul fronte della ricerca e del business dell’intelligenza artificiale: “Noi siamo il popolo, tu il governo – le parole dell’autore di capolavori come Yesterday, Hey Jude o Let It Be – e si suppone che debba tutelarci. È il tuo lavoro”.

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