Primavera Sound, Barcellona suona bene: le nostre pagelle, da Sabrina Carpenter a Chappell Roan

BARCELLONA – Alla fine sono arrivati in quasi 300 mila. Molti, moltissimi dagli Stati Uniti: le presenze battono quelle di gran parte dei paesi europei. Il Primavera Sound di Barcellona, giunto alla 24esima edizione, è ormai da anni l’evento più atteso nel calendario delle grandi rassegne musicali estive. Rispetto agli altri appuntamenti europei ha una serie di vantaggi: si svolge in città, il che rende semplicissimi gli spostamenti e molto più semplice trovare un alloggio. Ha costi sostenibili. Più o meno tutti gli artisti in giro in Europa finiscono per esibirsi al Forum. E rispetto al Coachella, forse l’evento più affine in termini di pubblico e di filosofia, è enormemente più economico.

Primavera Sound, i numeri

L’edizione 2025 ha messo in fila numeri sempre rilevanti: come si diceva, 293 mila biglietti venduti, 14 palchi e 147 artisti in scena provenienti da ogni parte del mondo: i calcoli parlano di 126 paesi, con l’Italia al quinto posto per le presenze. Come ha ribadito Marta Pallarès, head of institutional and corporate relations del festival, anche quest’anno l’evento ha rispettato le sue principali linee guida: grande spazio agli artisti non binari (con un massiccia presenza della comunità queer), abbattimento dell’impatto ambientale (dal 2017 è calato di oltre il 50%) e “intercettamento” delle tendenze più importanti nel mondo della musica internazionale.

Pop al femminile e messaggi politici

Il tema, quest’anno, era il pop al femminile, con tre delle rappresentati più influenti e premiate della stagione: Charlie XcX, Sabrina Carpenter e Chappell Roan. Uno spaccato di assoluta contemporaneità, al di là della qualità della performance. Un’edizione che ha visto diversi artisti lanciare messaggi in favore della Palestina, sempre accolti da ovazioni da parte dell’enorme platea. Nella conferenza stampa di chiusura, Pallarès ha ribadito che il posizionamento del festival sulla questione palestinese era molto chiaro (c’era anche uno stand “Non silenziamo la Palestina”), ma al tempo stesso l’organizzazione non ha esercitato nessuna pressione sugli artisti: “Se uno vuole esprimere solidarietà è libero di farlo”, riferendosi soprattutto alle performance di Idles e Fontaines D.C.. Si lavora già alla prossima edizione, in programma dal 4 al 6 giugno 2026.

Le pagelle

Charlie XcX

La sua immagine di “brat” è diventata una corrente di pensiero che spinge a essere liberi, emancipati, a non rinunciare al divertimento e ha contagiato milioni di fan in tutto il mondo. Il suo show ha attirato migliaia di persone con magliette verde acido, pronte a seguire ogni sua mossa. Sul palco, senza band, si alternava con l’australiano Troye Sivan. Il suo Brat compiva un anno, lo show è un ballo continuo, sopra e sotto al palcoscenico: molto sessualizzato, forse anche un pochino troppo. Lei è così, prendere o lasciare.

Voto: 7

Sabrina Carpenter

La sua performance, piena di brillantini, è un viaggio in un immaginario da musical, con tanti ballerini e continui richiami alla tv. Un meccanismo perfetto, vagamente ammiccante e con messaggi infilati dentro canzoni a volte irresistibili. Uno show mastodontico, patinato ma non eccessivo, sul solco dell’ancora inarrivabile Taylor Swift con qualche richiamo al country e il lancio live del nuovo singolo Manchild. In un’ora e 15 il racconto consapevole del “pure pop” del 2025.

Voto: 7.5

Chappell Roan

Se c’è uno show assolutamente da vedere nel 2025 è questo. Lo scenario è Disneyano, con potenti richiami alla Biancaneve del 1937. Chappell è un po’ strega e un po’ fata, novella Cindy Lauper con i suoi look strampalati e una voce tagliente. La commozione di fronte a una folla davvero enorme è stata bilanciata dalla sua piccola lezione di danza che ha mandato in visibilio le migliaia di fan con cappello da cowboy rosa, accessorio indispensabile per assistere ai suoi show. Tra le tre queen è la più rock, più per attitudine che per sonorità, ma è anche la più consapevole, la più “indie”, la più irresistibile.

Voto: 9

Idles

Un magnifico esempio di post punk virato alla modernità. Potentissimi, trascinanti, incitano la folla a pogare senza respiro, si lanciano tra le gente suonando e lasciandosi trascinare dalle mani dei fan nel più classico dei surf dal palco, lanciano a più riprese messaggi in favore della Palestina. Ma soprattutto dimostrano che anche oggi il pop non è tutto: c’è ancora posto per la rabbia. Rock power.

Voto: 8.5

Fontaines D.C.

Gli altri grandi protagonisti del rock degli anni 20 sono meno violenti rispetto agli esordi, ma la loro musica è piena di riferimenti. Rock costruito eppure antico, figlio dell’Irlanda arrabbiata e sempre in lotta. Anche loro ricordano il dramma della Palestina e fanno a botte coi fantasmi di un’esistenza sempre più complicata e piena di dolorosi compromessi. La gente li adora.

Voto: 8.5

Tv on the radio

Sono tornati dal vivo dopo una lunghissima pausa, ma la loro ispirazione non ha perso smalto. Newyorkesi di Brooklyn, hanno sempre proposto un mix intellettuale e corrosivo di art rock, post punk e elettronica. Spingono ancora forte e continuano a restare originali e riconoscibili.

Voto: 8

Wolf Alice

Pronta a pubblicare nuova musica, la band britannica guidata da Ellie Rowsell continua a proporre la sua miscela di rock e melodia. Senza esagerare fa il suo anche a Barcellona, ma in mezzo a tanti giganti non sono la cosa che verrà ricordata di più.

Voto: 6.5

Spiritualized

Tra gli eventi più attesi del festival, la ultratrentennale band guidata da Jason Pierce segue una strada senza compromessi. Il set è tutto all’insegna di una psichedelia lenta e solenne, piena di feedback e di luci colorate. Il ritmo è scarso e non sempre avvolgente. Per appassionati.

Voto: 6.5

Wet Leg

Girl Power a notte fonda. Rhian Teasdale e Hester Chambers vengono dall’isola di Wight, una suggestione che porta lontano nell’immaginario dei festival, e portano una quota di consapevolezza che rappresenta l’altra faccia della rivincita del femminile nell’universo della musica. Il loro è rock sfacciato, esplicito, a tratti volgare ma terribilmente abrasivo. Nell’olimpo dell’alternative degli anni 20 vanno a braccetto con Idles e Fontaines D.C.

Voto: 8.5

Fuori classifica

FKA Twigs

Come raccontare uno show di FKA Twigs? E’ danza di assoluta modernità, è teatro, è musica: elettronica, r’n’b, industrial, avanguardia. Per capire il concetto di arte nel 2025 bisogna vederla almeno una volta in scena: di fronte a lei spariscono in tanti.

Voto: 9

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