Seth Rogen, il comico che ha scosso Hollywood: “Ho finto un attentato a Kim Jon-un ma con Scorsese…”

Seth Rogen è il re della commedia irriverente, grottesca e surreale. Con titoli come SuXbad, 40 anni vergine, Strafumati ha attraversato il genere ottenendo incassi e talvolta polemiche. Come nel caso di Interview, il film con James Franco che immaginava un attentato al leader coreano Kim Jon-un che ebbe come conseguenza un caso diplomatico, un attacco hacker e una minaccia terroristica.

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Undici anni dopo è arrivata la grande rivincita per il comico canadese di origine, ormai americano di adozione, con le 23 nomination agli Emmy per The Studio, la serie che celebra e ridicolizza Hollywood e ha fatto recitare Martin Scorsese e conquistare una candidatura d’attore. Ora torna con la seconda stagione di Platonic (dal 6 agosto su Apple tv+) accanto a Rose Byrne, Will e Sylvia sono migliori amici dai tempi del college, il loro rapporto esclusivamente platonico ha attraversato crisi di lavoro, divorzi, disastri. Resisterà anche al nuovo matrimonio di Will?

“The Studio”, dietro le quinte di Hollywood: la serie sul cinema con Scorsese nel ruolo di se stesso

Che effetto fa il record di candidature per una serie comica?

“È straordinario, è una cosa folle. Adesso sento una pressione enorme su come andare avanti con la serie perché quando fai uno show che il pubblico ama poi sei sotto giudizio ancora di più. Diciamo che mi sento come il protagonista: provo un discreto piacere ma fondamentalmente sono veramente stressato. Ci sono però ancora tantissime storie da raccontare, stiamo scrivendo la seconda stagione da un paio di mesi e sta venendo fuori qualcosa di molto divertente”.

In quale momento ha capito di di riuscire a far ridere la gente?

“Ero un bambino spiritoso e i miei genitori mi hanno incoraggiato a fare battute. Ho sempre amato la commedia, ero un fan sfegatato, ho visto film comici fin da ragazzo. Sicuramente far ridere i miei genitori è stata la prima cosa che mi ha dato una bella sensazione e obiettivamente se fai ridere i miei genitori vuole dire che sei piuttosto divertente”.

Il momento più difficile della carriera?

“Beh ce ne sono stati. Fondamentalmente un momento difficile è quando fai qualcosa che il pubblico non apprezza. Quelli sono stati i momenti più duri, i film che sono stati rifiutati. Quando è capitato mi sono veramente interrogato sulle mie decisioni e sul mestiere”.

“Platonic”, avere una donna per amico. La serie con Seth Rogen e Rose Byrne

Platonic affronta un argomento molto intrigante. Secondo lei l’amicizia platonica uomo-donna è diversa dall’amicizia tra persone dello stesso sesso?

“Ho molte amiche donne nella mia vita. La difficoltà dell’amicizia fra uomo e donna è che la gente proietta sugli altri i propri pensieri e le proprie fantasie. Per esempio io ho degli amici maschi che non sono a loro agio nell’amicizia con una donna. Si interrogano: come si fa ad essere amico di una donna? E questo è lo spunto per la parte comica della storia: la gente intorno a noi è confusa e non a proprio agio con la nostra amicizia”.

Nella seconda stagione ci si chiede se sia giusto interferire nella decisione di un amico se si ritiene che stia commettendo un errore. Le è mai capitato di trovarsi di fronte a un dilemma simile?

“Sì certo mi è capitato e ho reagito in modo diverso a seconda delle situazioni. Sono convinto che talvolta sia giusto anche mentire agli amici, ma ogni storia è diversa. Nella serie però i due protagonisti sono piuttosto onesti e si dicono le cose in faccia… non sempre con i migliori risultati. Va detto”.

Sul tema dell’amicizia, in quel caso fra maschi, era anche SuXbad del 2007, di cui era sceneggiatore, un film che ha superato la prova del tempo.

“Sono piuttosto scioccato da questo. E la ragione penso che sia da ricercare nel fatto che io e Evan (Goldberg, suo co-sceneggiatore e amico di infanzia ndr) eravamo al liceo quando lo abbiamo scritto. Per cui tutti i sentimenti, nel bene e nel male, erano molto reali e in qualche modo senza tempo e questo lo ha traghettato attraverso generazioni diverse. Anche i ragazzi di oggi continuano a ritrovarsi nelle tematiche del film: cosa fare per essere popolari, la paura per quello che il futuro ti riserva e soprattutto l’incapacità di esprimere i propri sentimenti e insicurezze tra amici. Era tutto quello che avevamo vissuto noi al liceo senza filtri, raccontato in modo piuttosto brutale. Diventando più vecchio ho imparato ad apprezzarlo ancora di più”.

Come mai?

“Intanto dal punto di vista della regia, Gregg Mottola ha fatto un grande lavoro e ha contribuito molto a renderlo un film senza tempo dandogli uno stile un po’ anni Settanta nelle riprese anche se era stato scritto negli anni Novanta e girato all’inizio dei Duemila. La musica non è contemporanea al tempo in cui il film è girato, i costumi pure persino le macchine del film. Era un film che non voleva raccontare un tempo o una generazione e in qualche modo questa sorta di nostalgia senza tempo ha intriso il film”.

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