Spike Lee: “Faccio un film sulla storia del Viagra. Nulla contro Sinner, vorrei una sua racchetta”

Il Papa, Sinner, Mamdani e un musical sul Viagra. La presenza di Spike Lee al Torino Film Festival è stata un’esplosione di storie, digressioni, politica, fede, sport e cinema. Non più incendiario come negli anni Ottanta e Novanta, ma lucidissimo e ironico, il regista ha ricevuto la Stella della Mole dalle mani di Antonio Banderas, in una consegna che si è trasformata in un piccolo balletto di inchini reciproci. Spike Lee ha portato anche il suo Highest 2 Lowest, presentato allo scorso Festival di Cannes e ora su Apple TV.

Il regista americano Lee ha intrecciato ricordi intimi e riflessioni sul presente degli Stati Uniti. “Ho votato per Zohran Mamdani. A New York c’erano persone che dicevano che se avesse vinto se ne sarebbero andate, ma non mi sembra che nessuno se ne sia davvero andato. Mentre ero qui lui è andato a Washington e ha incontrato una persona… e sembra che abbiano trovato punti in comune. Come vedo gli Stati Uniti oggi? Uso il titolo di un film di Peter Weir: Un anno vissuto pericolosamente…”. Poi ha proseguito: “Vorrei conoscere il numero reale di quelli che dicono di essersene andati. Il presidente aveva detto che Mamdani era un comunista, che New York sarebbe finita nello scarico, che avrebbe tagliato tutti i fondi federali, e poi c’è stata un’inversione rapidissima. Io parlo solo per Spike Lee, sia chiaro”.

Il cineasta ripercorre, poi, il suo viaggio nel cinema dall’inizio: “Quando dissi ad amici e parenti che volevo fare il regista, mi dissero che ero pazzo. Io invece sapevo che avevo trovato ciò che volevo fare per il resto della mia vita”. E sulla fortuna del lavorare nel cinema ha aggiunto: “Ricevo una benedizione ogni giorno perché faccio ciò che amo. La maggioranza delle persone si alza per fare un lavoro che odia. Io sono benedetto”.

Ha spiegato anche il suo metodo di scrittura: “Io non batto a macchina. Scrivo tutto a mano con la sinistra. Quando finisco, mi siedo accanto a qualcuno che digita la sceneggiatura. Ho fallito il corso di dattilografia. Per me è cervello-mano-penna. Tutti i miei script sono scritti a mano”.

Spike Lee in Vaticano dove il Papa ha ricevuto attori e registi

Poi parla dell’invito in Vaticano, da Leone XIV: “Ho ricevuto un’email dall’ufficio del Papa. Pensavo fosse falsa. Ho chiesto: È tutto vero?. Mi hanno risposto di sì. Non avrei mai immaginato di potergli consegnare una maglia. Quando è entrato e si è seduto ero in prima fila”.

Il Papa incontra attori e registi in Vaticano. Spike Lee gli regala la maglia NBA: “Pope Leo 14”

Altra sua grande passione è lo sport, torna sul caso social che lo ha coinvolto, quando fece il tifo per Alcaraz e Sinner gli passò vicino senza guardarlo: “Non ce l’ho con Sinner. È un grande tennista. Lo amo. Alla finale del Roland Garros ho tifato per Alcaraz, sì, ma questo non significa che non mi piaccia Sinner. Dopo la partita sono andato a congratularmi e non mi ha visto, credo. Io amo il bel gioco. Ho una collezione di racchette firmate, vorrei aggiungere la sua”.

Non è felice, Spike Lee, di come stanno andando le cose a Hollywood e di come è stato distribuito il suo ultimo film: “Hollywood non è più la Hollywood dei bei tempi. Oggi i film non restano più nelle sale come una volta. Io ho 68 anni, ai miei tempi lo streaming non esisteva. Quando ho approvato l’uscita non sapevo che il film sarebbe rimasto al cinema solo tre settimane, nessuno me l’aveva detto. Mi aspettavo una distribuzione più forte e più lunga. Sono rimasto deluso, perché questo film meritava molto di più. I registi hanno il diritto di vedere il proprio lavoro in sala almeno nelle prime proiezioni. Io non sono stato felice della distribuzione”.

Riflette sulla tecnologia, l’intelligenza artificiale nella musica e sul presente: “Le macchine che fanno musica non hanno cuore e non hanno anima. È un periodo pericoloso: sui social vediamo cose di cui non sappiamo distinguere il vero dal falso. La tecnologia è talmente precisa che non vedi più la differenza”.

E racconta anche il progetto del film sulla vera storia Viagra e la difficoltà di ottenere finanziamenti: “Questo film dovrebbe essere un musical, ma non abbiamo ottenuto i finanziamenti, ma li stiamo cercando. Nel sistema americano è sempre più difficile far passare progetti originali: vogliono solo azione, commedie e supereroi. La storia è vera. C’era uno scienziato thai-americano e un ricercatore nero di origine giamaicana che lavoravano alla Pfizer. Il Viagra nasceva come farmaco cardiologico. Durante i trial, il periodo di test, gli uomini avevano erezioni di sei ore. È successo per caso: il farmaco era pensato per tutt’altro. Ci sono anche stati problemi cardiaci, ma di questo non si è parlato”.

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