“Squid Game 3”, il regista: “Volevo un vero finale. Il pubblico dirà se ho fatto bene”
La serie sudcoreana dei record Squid Game, la più vista in assoluta della piattaforma, firmata dallo sceneggiatore e regista Hwang Dong-hyuk, primo asiatico a vincere un Emmy per la regia, sta per concludersi. Alla nostra domanda quale sia la scelta più difficile che ha dovuto prendere, il regista ride: “Qualsiasi cosa dico sarà uno spoiler. Scrivendo questa terza stagione ho dovuto prendere molte scelte difficili soprattutto per il finale. Sto ancora pensando se la mia sia stata una buona scelta per far finire la serie. A questo punto sarà il pubblico a dirlo”.
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Con la terza stagione – 6 episodi a partire dal 27 giugno su Netflix – si chiude un cerchio. La saga che vede una folla di disperati, con debiti stellari, malattie terminali che si possono contrastare solo con cure costosissime, destini terribili, provare a cambiare il proprio destino su un’isola coreana tra labili speranze di premi milionari e più probabili morti violente ha scritto la parola “fine”. Anche se lo showrunner non ha escluso in futuro degli spinoff, ma sicuramente non ora: “Sono stati sei anni intensi. Ho passato momenti belli e brutti, ma conservo solo i bei ricordi. Non avrei mai immaginato un tale successo ma è arrivato il momento di dire addio a Squid Game e andare avanti con un nuovo progetto. Per questo volevo che fosse un vero finale”. E tutto quello che si sente di aggiungere sono tre aggettivi con cui vuole definire questo ultimo capitolo: “Pazzo, folle, assurdo”, variazioni sul tema.

Con 265 milioni e duecentomila visualizzazioni per la prima stagione e 192 milioni e seicentomila per la seconda, la serie è ancora oggi il titolo più visto di Netflix in assoluto. Con la nuova stagione riprende il gioco mortale dopo una ribellione fallita, la morte di un amico e un tradimento segreto. Gi-hun, alias Giocatore 456 (interpretato da Lee Jung-jae), è al suo punto più basso, depresso e senza forze per reagire, ma il Gioco del Calamaro non si ferma davanti a nessuno, quindi Gi-hun sarà costretto a fare delle scelte importanti mentre lui e i giocatori sopravvissuti vengono catapultati in partite sempre più letali e crudeli che mettono alla prova la determinazione di tutti.
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All’incontro virtuale, una conferenza che raccoglie giornalisti internazionali, ci sono anche alcuni dei protagonisti. Lee Jung-jae, che interpreta Gi-hun, dice: “Per quel che riguarda il finale scelto dal nostro regista io ho pensato che la sua decisione fosse molto determinata. C’è stato un dibattito interno, è sempre difficile quando una serie di così grande successo arriva alla fine. Io penso che abbia scelto bene, ha ascoltato le idee di tutta la troupe ma poi ha preso la sua decisione. E anche rispetto al mio personaggio credo che abbia scelto il finale più ricco di significato, più intrigante e inaspettato. Vedrete non è assolutamente quello che pensate…”. Dal punto di vista personale ovviamente chiudere questa saga è complicato: “Guardando indietro ho molti ricordi ma i più intensi sono le reazioni degli spettatori, non le dimenticherò mai. Sono veramente curioso di vedere come reagirà il pubblico a questa ultima stagione. Se prima mi conoscevano in Corea e in qualche paese dell’Asia del sud oggi come attore sono conosciuto in tutto il mondo, ma quello che mi ha dato soprattutto Squid Game e la possibilità di conoscere spettatori di diversi Paesi che hanno reagito molto diversamente alla nostra storia. Questo mi ha sorpreso moltissimo”.
Lee Byung-hun, che interpreta il Frontman, non ci sta a mettere la parola fine. E dice: “Tutti parlano di finale, io lo vedo anche come un possibile nuovo inizio. Forse è una visione tutta mia, ma con l’amore del pubblico non sappiamo cosa potrebbe succedere. La nostra storia basata su giochi da bambini ha illuminato la cultura coreana e gettato uno sguardo sul nostro mondo. Eppure la storia ha trasceso la cultura coreana; il tema della perdita del senso di umanità è un tema universale che porta a considerazioni molto amare”. L’attore ha raccontato di aver ricevuto nell’ultimo giorno di riprese la maschera nera del suo personaggio come ricordo dal set. “Non so quanto il fatto di aver partecipato ai giochi come un normale giocatore nella seconda stagione lo abbia veramente cambiato – riflette – certo è che dietro a quella maschera di uomo crudele, capace di uccidere senza remore, qualcosa è successo”.
Tra gli interpreti anche Park Gyu-young, che interpreta la guardia 001 e che ha raccontato di essersi sottoposta a un allenamento intenso per poter interpretare una ex soldata della Corea del nord. “Io di mio non sono molto atletica, ma ho fatto un training molto tosto e tutto è stato coreografato nei minimi dettagli grazie a tantissime prove. Interpreto il miglior soldato della Corea del nord quindi mi sono allenata moltissimo e ho fatto anche una dieta per rendere il mio fisico estremamente asciutto e dinamico e questo è servito anche a livello emotivo”. L’attrice, 31 anni, è convinta che con il sesto episodio della terza stagione la storia si concluda: “Ho visto il tutto come una semplice spettatrice e se la seconda stagione è un’espansione dell’universo nel quale siamo entrati con la prima, nella terza tutto sarà molto chiaro, ci saranno le risposte a tutte le domande. Sono convinta che si tratti di un finale per questo universo”.
Rispetto al punto in cui gli spettatori troveranno Gi-hun dopo il fallimento del suo atto di ribellione il regista dice: “L’ho messo in una bara anche se è vivo proprio per dare l’idea della sua sconfitta, della sua mancanza di voglia di vivere”. Gli fa eco l’attore: “Ha perso la speranza nella possibilità di fermare il gioco, eppure nonostante il suo senso di colpa e il suo smarrimento troverà il modo per rimettersi in piedi e lo farà per quelli che sono sopravvissuti”. E al pubblico tiene a dire: “Voglio ringraziare gli spettatori per i folli meme che hanno realizzato sul mio personaggio, ormai ne sono completamente dipendente e non vedo l’ora di vederne nuovi”.
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