The Matrix: Generation, tutto quello che (ancora) non sai sull’universo Matrix. Ora in streaming su MYmovies

Uscito nel 1999, The Matrix non nasceva come un titolo di punta per la Warner, infatti aveva un budget relativamente ridotto rispetto ai blockbuster di allora. Ma quando è arrivato nelle sale ha immediatamente catturato lo zeitgeist, lo spirito del tempo, e in una certa qual misura l’ha anche modellato, segnando sia la storia del cinema sia quella della cultura moderna occidentale.

Lo racconta con molti dettagli ma pure grande capacità di sintesi il documentario di Benjamin Clavel The Matrix: Generation, che si apre con un intervento televisivo di Philip K. Dick di diversi anni prima, in cui lo scrittore teorizzava che vivessimo all’interno della simulazione di un computer: un incipit senz’altro appropriato.

The Matrix: Generation dedica la sua prima metà a descrivere le origini del film, le molte influenze che l’hanno plasmato, da Blade Runner e Dark City ad Alice nel Paese delle meraviglie, fino all’Asia degli anime come Ghost in the Shell e del cinema di Hong Kong, dalle sparatorie di John Woo alle arti marziali del coreografo Yuen Woo-ping.

Soprattutto però The Matrix: Generation vede la scena cruciale della pillola blu e della pillola rossa come uno spartiacque, un momento così citato che c’è un prima e un dopo di esso.

Clavel ne fa risalire l’origine alla cultura psichedelica degli anni Sessanta e Settanta, del resto alla base anche di altre fonti di ispirazione come la serie a fumetti “Invisibles” di Grant Morrison e le animazioni avanguardiste al computer di John Whitney.

È una pillola che svela l’inganno della realtà e viene data al protagonista hacker da un uomo di colore, in un mix di controcultura e rappresentazione delle minoranze che, anche in linea con la biografia trans dei Wachowskis, era allineata alle istanze libertarie della sinistra americana.

Con la tragedia dell’11 settembre però, ci ricorda Clavel, il mondo dei complottisti inizia a trasformarsi. Se pur ci sono i gesti eroici dei whistleblower come Snowden, da qui in avanti cresce un’ondata che crede al governo ombra detto “Deep State”, composta non tanto dagli elettori di una sinistra ormai imborghesita, quanto invece dai redneck lasciati indietro della Rust Belt americana.

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E nella generale appropriazione di culture e simboli di QAnon i complottisti alt-right faranno propria anche l’immagine della pillola rossa di The Matrix – del resto il colore rosso è negli Stati Uniti quello dei Repubblicani e dunque di Trump.

Clavel lo esemplifica con un momento iconico: uno sketch del Saturday Night Live dove Elon Musk, scherza con la madre dicendo che forse siamo tutti dentro un videogioco – e le posizioni di Musk sono oggi più che mai evidenti.

The Matrix: Generation non si dimentica però del cinema e lo riprende proprio per opporlo a questa recrudescenza complottista arrivata fino a Capitol Hill. I film della serie infatti hanno sempre parlato di amore e fratellanza almeno quanto di resistenza.

In The Matrix Trinity può risvegliare il suo principe azzurro, Neo, con un bacio e la loro storia d’amore è più che mai il cuore pulsante di The Matrix: Resurrection.

Il quarto e ultimo (per ora) film della serie aggiorna la Matrice alla contemporaneità: affronta quanto i mondi virtuali siano sempre più entrati nelle nostre vite tanto che forse, come il traditore del primo film Cypher, non ne vogliamo più fare a meno.

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