Tim Burton: “Amo Mercoledì, in me c’è una sedicenne libera dal giudizio degli altri”
Con la sua camicia di fantasmi viola, gli occhiali fumé e i capelli spettinati Tim Burton appare sereno e spensierato nella tappa romana del suo “Doom tour” (venerdì 25 luglio incontrerà i ragazzi di Giffoni) per la seconda stagione della serie Mercoledì (distribuita in due parti su Netflix, la prima disponibile dal 6 agosto e la seconda dal 3 settembre).
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67 anni il prossimo 25 agosto il regista di Burbank è rifiorito, merito del ritrovato feeling con il cinema (Dumbo lo aveva deluso, si è riconciliato con Beetlejuice Beetlejuice) e l’amore per la compagna Monica Bellucci. Serie in lingua inglese più vista della piattaforma Mercoledì con protagonista Jenna Ortega ha conquistato generazioni diverse di spettatori e mentre arrivano le nuove avventure della liceale con la passione per i crimini Mercoledì Addams, Netflix annuncia ufficialmente che ci sarà una terza stagione.

Mercoledì 2 arriva su Netflix in due parti: agosto e settembre – teaser
Ha detto che Mercoledì è uno dei personaggi che più la rappresenta. Cosa avete in comune?
“La prima volta che ho letto la sceneggiatura ho sentito subito una connessione con lei. Sono un maschio adulto ma evidentemente c’è una ragazza di sedici anni dentro di me da qualche parte. Amo il suo punto di vista su qualsiasi cosa che sia la famiglia, la scuola, la psichiatria, la moderna tecnologia. Non ero un grande fan della famiglia Addams anche se adoro i disegni originali di Charles Addams, ma il personaggio di Mercoledì l’ho sempre sentito molto vicino. Ed è sempre bello lavorare su qualcosa che ti parla direttamente. Questa è la ragione per cui ho detto sì a questo progetto”.
Questa seconda stagione ha molto a che fare con i legami familiari. Come ha vissuto questo tipo di dinamiche con i suoi genitori e poi con i suoi figli?
“Mi piace molto questo aspetto, queste somiglianze. Io non conosco una famiglia che sia normale… quindi fondamentalmente anche gli Addams sono una famiglia normale se partiamo dall’assunto che tutte le famiglie sono strane. Mi interessava moltissimo la dinamica madre – figlia e quell’elemento di ribellione che credo sia assolutamente necessaria nella vita. In questa stagione esploriamo anche il rapporto tra Morticia e sua madre, non importa quanto sei vecchio i rapporti familiari, e in particolare quelli madre – figlia sono sempre singolari. Mi piaceva in questa stagione esplorare di più quello e di più il rapporto di Mercoledì con suo fratello… Sebbene tutto quello che ha a che fare con la famiglia Addams è esagerato tutto sommato tutte le emozioni che raccontiamo sono basate su sentimenti reali”.
Cosa può raccontarci della partecipazione di Lady Gaga alla serie?
“Non molto. Stiamo ancora finendo di montare la seconda parte della serie. È una vera artista ed è sempre divertente lavorare con persone che ti ispirano come fa lei da molti punti di vista”.
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Perché pensa che Mercoledì abbia avuto così tanto successo, soprattutto tra gli adolescenti?
“Non lo so. Per me, ed è la ragione che mi ha portato a lei, è la sua forza, la sua semplicità vecchio stampo, e soprattutto il suo rimanere sempre fedele a se stessa. Credo che il pubblico abbia risposto a questo: una bella lezione… imparare a essere fedeli a se stessi nel modo più positivo possibile”.
Ha un legame speciale con l’Italia. Con i maestri del passato ma anche con l’Italia contemporanea.
“Sono sicuramente cresciuto vedendo i vecchi film italiani, Mario Bava, Federico Fellini. Ho una vera e propria passione per il cinema italiano che per me rappresenta l’essenza del sogno, i film italiani per me sono come un sogno meraviglioso. Ed è esattamente la sensazione che provi venendo a Roma, un mix di mistero e magia e una qualità cinematografica che è propria della città”.
Recentemente ha scoperto qualcosa dell’Italia che non conosceva?
Sono stato a fare una sessione fotografica nel Parco dei Mostri di Bomarzo, un posto fantastico. È questo il bello dell’Italia: c’è sempre qualcosa che non conosci da scoprire”.
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Sempre a proposito dell’Italia, lo scorso anno era a Venezia con Beetlejuice. Quel film l’ha riconnessa con il cinema dopo le delusioni di Dumbo?
“Effettivamente sì. Mi sono molto divertito a girare Beetlejuice Beetlejuice e ci ho messo una sorta di tributo ai film dell’orrore italiano. Il mio grande sogno sarebbe essere un regista italiano di film dell’orrore. Ecco in qualche modo ho messo una tacca con quel film”.
Cosa c’è nel suo futuro?
“Devo ancora finire l’ottavo episodio. Questo è sicuramente il mio impegno più imminente. Ho anche qualche altro progetto ma non si può mai sapere quindi meglio per ora rimanere concentrati su questo e me lo sto godendo”.
Nella sua carriera ha realizzato tanto, film molto diversi, ora una serie tv. Cosa le manca?
“Ogni progetto che faccio è un sogno che si realizza. Nella vita ciò che conta è trovare sempre interesse e passione per quello che si fa, non sono preoccupato di questo. La passione è qualcosa che non mi manca e che metto in ogni cosa che faccio”.
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Cosa può raccontarci dell’altra sua grande passione, il disegno e come pittura e cinema convivono assieme?
“È molto importante per me. Ho iniziato come animatore e per me disegnare è sempre stata una forma di comunicazione. Da ragazzino non parlavo molto per cui per me il disegno era un modo per esprimere i miei pensieri e comunicare con gli altri. È assolutamente una parte essenziale del mio processo creativo e di pensiero e questo veniva fuori molto bene dalla mostra di Torino alla Mole Antonelliana”.
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Se avesse la possibilità di parlare con quel ragazzino che faceva disegni, cosa gli direbbe?
“Credo che non gli direi assolutamente niente, non gli darei nessun consiglio. Sono stato fortunato perché sono riuscito a fare quello che volevo fortemente. E sono stato fortunato perché non ho badato troppo a quello che dicevano gli altri, non mi preoccupavo troppo se una decisione che prendevo era giusta o sbagliata. Mi sono semplicemente goduto il fatto di prenderla. Sono grato di essere andato per la mia strada”.
E ai ragazzi che oggi cercano di diventare cineasti, che tipo di messaggio vorrebbe dare?
“Posso solo parlare per me e per la mia esperienza. Siccome nessuno può veramente prevedere cosa succederà nel proprio futuro, se sei appassionato di quello che fai e ti diverti continua a farlo. È tutto qui, non c’è altro consiglio. Io non avrei mai potuto dire che sarei diventato un regista o un disegnatore, ho continuato a fare cose che sentivo fortemente mie e poi ho sperato per il meglio. Devi conservare questo tipo di forza senza pensare avrò successo o non ce l’avrò? È importante avere forza e fiducia dentro di sé”.
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