Tony Effe e i suoi testi: sesso, soldi e pistole

“Voglio uno scandalo”, cantava anni fa Gianna Nannini. Tony Effe, trapper salito già da anni alla ribalta insieme alla Dark Polo Gang, deve averla presa molto sul serio. Da tempo il cantante romano gode di grande popolarità soprattutto tra i giovanissimi: le sue canzoni, spesso, vanno bel oltre i confini del politicamente scorretto. Testi in cui soldi, griffe e donne sono raccontate attraverso immagini degradanti; un immaginario un po’ gangsta e molto edonista; un mondo difficile da comprendere, ammesso che se ne abbia voglia, e anche da immaginare; una crudezza che spesso confina (eufemismo) con la volgarità.

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Grazie all’ormai stranoto dissing con Fedez (a proposito di volgarità gratuita) e alla richiesta di cancellare la sua presenza dal concerto di Capodanno a Roma da parte di una serie di soggetti politici e non, Tony Effe è al centro di un dibattito: un cattivo modello, un istigatore di violenza, un portavoce di quel mondo che vorrebbe ancora le donne assoggettate e schiave.

Detto che è molto difficile stabilire dei rapporti di causa-effetto tra finzione artistica e realtà e che forse oggi canzoni come Bella senz’anima di Cocciante o Bella stronza di Masini sarebbero finite sotto processo mediatico, si fa un po’ fatica a comprendere la suggestione che i testi di Tony Effe provocano. Ma i numeri sono tutti a suo favore.

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Il sesso

La parte più controversa della sua produzione. Prendiamo Miu Miu: “Arriva Tony, inizia il party / Volano schiaffi e reggiseni da ogni parte / Con una sola botta faccio due gemelli/ Il maschio lo chiamo “Gucci”, la femmina “Fendi” / Diventa rossa, la chiamo “Bambola” / Ferrari rosso, lo facciamo in macchina / Mi piaci così come sei fatta / Naturale, ma rifatta”.

Più esplicito in Dopo le 4: “Ti sputo in faccia solo per condire il sesso / Ti chiamo “puttana” solo perché m? l’hai chiesto / Ti sbavo il trucco, che senza stai pur? meglio / Ti piace solamente quando divento violento”.

Così parla in Mi piace: “Lei la comando con un joystick / Non mi piace quando parla troppo (troppo) / Le tappo la bocca e me la fotto”.

Il momento peggiore è forse in Il Doc 2, dove però Tony Effe è solo ospite di Villabanks: “Serve una che mi succhi il c**** per il 14 febbraio/ Un anno dopo non ho cambiato piano/ Fallo forte, poi piano, poi forte, non dirmi, “Ti amo” / Fai capire che sei tutta porca da come lo tieni / Fai vedere che te la vuoi bere quella che ho da dare”.

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I soldi

Pezzi da 100: “Nasci piangendo, muori piangendo / Metà lo metto in banca e l’altro lo spendo / Vado all’inferno, entro ridendo / E vediamo chi è il diavolo adesso”.

In Oh Cazzo dice: “E non mi parlare di street, ho mezzo milione spicci (gang) / Cinquecento euro al mese soltanto per i miei ricci”.

E ancora in Sorry: “Sorry, non posso amarti perché amo i soldi / Vedo milioni dentro i miei sogni, sorry/ Parli di me, ma non conosci Tony / Non ho scelto te, ho scelto i money”.

Pistole e altre storie

Altri temi cari alla narrazione di Tony Effe sono le droghe, la strada e le pistole.

In Ke Lo Ke racconta: “Voglio una Glock per fare fuori i miei mostri di notte / Stupidi cops fanno domande, ma non ho risposte / ‘Sta nuova thot fa come quando ti prende il peyote”.

Così invece in Balaclava: “Sto correndo solo verso i money e basta / Serpi sulla faccia, sgocciola la nuova scarpa/ Non fare lo scemo, c’ho la Glock che spara / Questi rapper chiusi, ho preparato la bara”.

E in Carrara: “Vendevo la zippette sotto i portici, la prima rapina fatta ai 14 / Ai 17 raccoglievo i bossoli, mangiavo e campavo coi soldi dei tossici / Fai le storie con le armi da soft air, meriti botte /Ti suono come suonano il pianoforte, senza che tiro fuori la 9 dai boxer”.

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