Un uomo felice, ironia e intelligenza per ridere dei pregiudizi di genere. In streaming su MYmovies
Jean e Edith sono sposati da circa 40 anni e hanno tre figli. Il loro matrimonio però nasconde dei segreti. Entrambi ne hanno uno che non hanno il coraggio di confessarselo. Però hanno un peso e un’importanza completamente differente.
Jean, un politico conservatore, che è contro la procreazione assistita, i matrimoni gay e la maternità surrogata, ha deciso di candidarsi ancora come sindaco per un nuovo mandato anche se la moglie è contraria. Ma quello di Edith è ancora più clamoroso; ha infatti iniziato la transizione per diventare uomo.
In Un uomo felice questa trasformazione non si scopre nel corso del film, ma è subito esibita fin dall’inizio quando Edith fa degli esercizi per cambiare la voce. Si assiste poi alla sua graduale mutazione, innanzitutto dal look (vestiti maschili, taglio dei capelli) e poi la presenza dei baffi, prima finti, poi naturali.
La rivelazione al marito è subito uno choc e il film gioca su questa opposizione, tra l’immagine pubblica integra di Jean e quel segreto familiare che potrebbe rovinargli la carriera.
Tristan Séguéla, al quarto lungometraggio oltre ad essere stato co-creatore (assieme a Olivier Demangel) e regista della serie Netflix Le mille vite di Bernard Tapie, esplora ancora le molteplici identità che fanno parte di un individuo, anche quelle più nascoste oltre a mostrare la dimensione allucinata della quotidianità.
Già nel film precedente, Chiamate un dottore!, mostrava una Parigi buia e vuota, quasi da città fantasy, in cui si muovevano un medico di base e un fattorino in bici di Uber Eats rispettivamente interpretati da Michel Blanc e Hakim Jemili. Sono una variazione di ‘una strana coppia’, proprio come quella composta da Fabrice Luchini e Catherine Frot in Un uomo felice.
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La presenza dei due attori è ovviamente determinante perché ognuno di loro caratterizza i loro personaggi con il loro stile recitativo inconfondibile. Luchini gioca sempre su come far apparire normale l’effetto sorpresa, anche se davanti alla rivelazione della moglie resta senza parole, ma non vuol farlo vedere.
Ma soprattutto esplora ancora una volta i comportamenti anche memo prevedibili, come nella scena in cui scoppia a ridere quando la figlia annuncia alla famiglia, in occasione della ‘festa della mamma’ a cui Jean ed Edith hanno partecipato controvoglia.
Ma soprattutto nel caso di Catherine Frot, specialista in figure inafferrabili come quello della vedova del fornaio nello strepitoso L’uomo nel bosco di Alain Guiraudie, si assiste a una vera e propria mutazione.
Quella fisica è più impercettibile, ma è proprio l’affermazione della sua vera identità a imporsi. Innanzitutto non vuole essere più chiamata “Edith” e “signora” come dice alla donna delle pulizie. Ma soprattutto celebra il proprio funerale dell’altra parte di sé, la tomba di Edith, scavata nel giardino della propria abitazione.
I video sono una presenza ricorrente. C’è il filmino familiare in cui Jean rivede una giornata in spiaggia felice quando la sua era ancora una ‘famiglia tradizionale’. Poi ci sono quelli delle telecamere di sorveglianza in cui Edith vestita da uomo bacia Jean, e lo spot elettorale dove uno zoom della telecamera scorge dei baffetti sul volto della protagonista.
I video accentuano i malintesi ma anche accentuano e rivelano le realtà nascoste che arricchiscono ancora di più una commedia anche politica, sull’identità di genere senza forzare mai la mano.
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