Venezia 82, Barbera: “Soffriamo per quanto accade a Gaza. Ma non accettiamo censure”
Nella conferenza d’apertura della Mostra del cinema di Venezia il tema del conflitto a Gaza, della responsabilità del cinema, della connessione tra finzione e realtà. Il presidente della giuria Alexander Payne e il direttore Alberto Barbera rispondono alle domande della stampa. Intanto in attesa dell’inaugurazione di questa sera una bandiera palestinese è già arrivata a bordo del tappeto rosso.
Barbera apre la Mostra: “Assistiamo impotenti al massacro di Gaza”
Alberto Barbera ritorna sul ruolo della Biennale rispetto alle richieste del collettivo Venice4Palestine: “Abbiamo risposto ieri in modo esplicito con la preapertura. Il Presidente Buttafuoco ha preso la parola e ha espresso chiaramente la posizione della Biennale di fronte alla tragedia non solo ma principalmente in Palestina, dopo di lui Don Capovilla è intervenuto con dichiarazioni molto forti ricordando il documento dell’Onu sulla carestia. In modo esplicito e senza equivoci questa è la posizione della Biennale, la principale istituzione culturale italiana che non esercita censure e quindi non accettiamo di ritirare inviti ma non esitiamo a dichiarare chiaramente nostra sofferenza di fronte a quello che succede in Palestina e alla morte di bambini che si definiscono orribilmente danni collaterali. Non ci sono dubbi su questo”.
Alla domanda come il dramma di Gaza, la guerra in Ucraina e tutto quello che accade nel mondo avrà un impatto sulla visione dei film il regista Alexander Payne, presidente della giuria, risponde: “I direttori dei festival hanno veramente il polso della società e della politica e non solo del cinema, guardando i film non posso dire quanto il mondo esterno e i suoi drammi potranno interferire ma sicuramente dal punto di vista inconscio un peso lo avranno. E quando gli si chiede una posizione più netta rispetto alle richieste di affrontare il tema palestinese il regista americano dice: “Non sono preparato a rispondere a questa domanda. La mia visione politica è sicuramente in accordo con molti di voi, ma qui siamo per parlare di cinema. Qual è la rilevanza di un film oggi? Con l’esplosione delle piattaforme e sempre più persone che vedono film sul computer, anche io lo faccio con lo schermo sul mio stomaco ma preferisco molto vederli nella cattedrale del cinema. Sicuramente il cinema ha un’importanza politica. Forse sono un vecchio che fa sto mestiere da 30 anni ma sono convinto che sono i film che escono al cinema hanno un impatto sulla società. Può un film cambiare la coscienza di una società? Io lo spero. Se non altro diventano un documento. Il film di Lubitsch To be or not to be e Il Grande dittatore di Chaplin non hanno evitato la seconda guerra mondiale e l’olocausto ma hanno dimostrato che le persone erano consapevoli di quello che stava succedendo. E da quello dobbiamo cercare di imparare”.

“L’unica volta che sono venuto a Venezia è stato per Downsizing in apertura ci sono stato appena 36 ore per cui questa volta è la mia prima vera forte esperienza della Mostra. Sono felice e onorato di essere qui dall’inizio alla fine e per quel che riguarda il mio approccio a questo compito che è un piacere, che è un gioco… solo ieri ho pienamente capito. Quando sono arrivato col motoscafo nel mio bellissimo hotel, ho messo giù la valigia, ero seduto accanto Francis Ford Coppola a vedere un film muto di inizio Novecento sul grande schermo e mi sono detto: Sono in paradiso”.
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