Volveréis, la celebrazione della fine di un amore ultradecennale, tra ironia e delicatezza. In streaming su MYmovies ONE

Quello che ci si aspetta da una commedia romantica è che racconti l’inizio di un grande amore. Non è così, però, nel caso di Volveréis – Una storia d’amore quasi classica (2024), il film diretto dal regista spagnolo Jonás Trueba, figlio del premio Oscar Fernando Trueba, che nel lungometraggio recita nel ruolo (chiave) del padre della protagonista.

Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2024, Volveréis racconta (forse) la bella fine di un’altrettanto bella storia d’amore ultradecennale: lungi dall’affrontare l’epilogo di una relazione con toni malinconici e drammatici – siamo ben lontani dalle atmosfere di Revolutionary Road o Storia di un matrimonio (guarda la video recensione) – l’opera di Trueba porta sullo schermo le vicende di una coppia che decide di festeggiare con parenti e amici la chiusura di un capitolo importante della propria vita.

Ale (Itsaso Arana) e Alex (Vito Sanz), rispettivamente regista e attore per professione, hanno infatti stabilito di comune accordo di non stare più insieme e si dicono felici di aprirsi a una nuova fase della loro esistenza, pur provando affetto per i bei momenti trascorsi l’uno accanto all’altra.

Anziché organizzare un matrimonio, si confrontano quotidianamente per mettere a punto i dettagli della loro celebrazione di fine fidanzamento: bisogna trovare una location, stabilire un buffet, un accompagnamento musicale e, soprattutto, avvertire gli invitati.

Nel frattempo, Ale è impegnata a montare un film incentrato proprio su quello che sta accadendo a lei e a Alex ? che nell’opera di finzione diretta dalla futura ex fidanzata interpreta sé stesso.

Un racconto nel racconto, quindi, quello di Trueba, che riflette con ironia non soltanto sulla fine di un amore, ma anche sul modo che il cinema ha di rappresentarlo.

La storia del film è infatti quella portata sullo schermo in una trasposizione cinematografica fittizia diretta proprio dalla protagonista, che attraverso la sua opera elabora ciò che le sta accadendo.

Un’opera circolare e ripetitiva, a detta di un amico che vede il lungometraggio di Ale in una proiezione work in progress riservata a poche persone di fiducia. Ma a essere ripetitivo è lo stesso Volvéreis, e non per caso.

Il concetto filosofico di ripetizione si rivelerà il fulcro della narrazione: “l’amore ripetizione” kirkegaardiano ? quello che non conosce l’inquietudine della speranza, la sfida angosciosa della scoperta, la mestizia del ricordo e, al contrario, gode della sicurezza beata dell’istante – sarà la chiave di volta, agli occhi della protagonista, per comprendere la propria condizione emotiva ed esistenziale.

Già apprezzato fin dal suo debutto alla regia nel 2010 con Todas las canciones hablan de mí, con Volveréis Jonás Trueba firma un lungometraggio sospeso tra realtà e paradosso, malinconia e comicità, ripetizione e linearità. Un film denso ed esistenzialista come il suo filosofo di riferimento, che nella concretezza della vita e delle scelte che la condizionano affonda le sue radici.

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