“Wonder woman” di Antonio Latella, un ingiusto processo per stupro
Una ragazza peruviana violentata a Ancona nel 2015 da un gruppo di uomini. Assolti in appello perché — scrive il collegio di tre magistrate — la ragazza era “troppo mascolina per essere desiderabile”. Anzi, è definita “scaltra” e non creduta. Lo stesso quando aveva denunciato ai poliziotti (“perché se dico che mi hanno stuprato mi chiedete: sei sicura?”).
Questo il nucleo di cronaca da cui nasce Wonder woman, diretto da Antonio Latella, scritto con Federico Bellini, un oratorio teatrale giudiziario (come L’istruttoria di Peter Weiss ) ma incalzante nella ricostruzione, grazie a quattro bravissime attrici (Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti) che, come Benevole arrabbiate, accusano gli uomini — e sì: i maschi — di ritornare dalla Legge alla barbarie. Si ripercorrono i fatti, smontano le falsità, i pregiudizi dell’ennesimo ingiusto processo per stupro. Atto d’accusa performato da un coro di Baccanti, un rituale di impatto emotivo, un urto psicologico necessario a noi, pubblico, da un palco spoglio e luci in sala. Come a dire: ascoltate bene, aprite gli occhi.
Prodotto da TPE — Teatro Piemonte Europa, da vedere a Genova il 15-16 aprile (Sala Mercato), Milano dal 5 al 10 maggio (Piccolo Teatro) e Firenze 15 — 16 maggio (Teatro di Rifredi).
Wonder woman
Regia di Antonio Latella
Voto: 4 stelle su 5
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