Woody Guthrie, musica fatta in casa: esce un album di inediti ritrovati
New York – L’artista che riscrisse la storia del folk americano, l’amico di John Steinbeck che la Grande Depressione, invece, la cantò, il cantautore che sbandierava la chitarra con su scritto «Questa macchina uccide i fascisti» – slogan poi raccolto da Tom Morello dei Rage Against the Machine – ha ancora qualcosa da dire: 58 anni dopo la sua morte. Sì, il prossimo 14 agosto gli eredi di Woody Guthrie –padre della canzone di protesta, autore di quell’inno all’America inclusiva che fu This Land Is Your Land intonata perfino da Bruce Springsteen all’insediamento di Barack Obama – pubblicheranno un album con 13 brani inediti e 7 rielaborati intitolato Woody at Home, Vol. 1 e 2: venti canzoni e due intermezzi parlati con pure una versione alternativa del suo brano più celebre: This Land Is Your Land, appunto, con strofe mai sentite prima. Incisioni fatte a casa: grazie a un registratore a nastro Revere T-100 Crescent ricevuto in dono del suo produttore nel 1951, per immortalare subito l’ispirazione.
Un assaggio è già uscito il 14 Luglio, giorno del suo compleanno (era classe 1912): la sua versione casalinga dell’antirazzista Deportee (Plane Wreck at Los Gatos), uno dei suoi brani più reinterpretati (fra gli altri da Joni Mitchell, Joan Baez, Dolly Parton). I più giovani ne hanno scoperto la figura nelle scene iniziali di A Complete Unknown, il biopic su Dylan con Timothée Chalamet protagonista. Perché Guthrie è proprio il musicista che (si dice) Bob ragazzino andò a trovare al Greystone Park Psychiatric Hospital di Morris Plain, New Jersey, l’ospedale psichiatrico dove rimase 12 anni. Un passaggio di testimone: Dylan divenne l’erede di quel folk anteguerra che fuse poi coi suoni nascenti del rock. All’epoca tutti pensavano che Guthrie fosse alcolizzato: invece era malato, colpito da morbo di Huntington, una degenerazione dei neuroni ereditaria che gli dava lampi di genio e di follia, e quei movimenti incontrollati che finirono per impedirgli di suonare la chitarra.
I nastri sono l’ultimo lavoro di Guthrie: compiuto prima di essere troppo debilitato. La famiglia li ha sempre conservati con cura. Ma finora le registrazioni erano troppo “sporche” per essere pubblicabili. È stato il produttore Steve Rosenthal a trovare un software audio in grado di separare i suoni da quella vecchia traccia mono. Le copie digitali sono state realizzate facendo suonare i nastri su un registratore a bobina d’epoca: un Ampex 350 del 1950, appena restaurato. Il software ha poi separato la voce di Guthrie da quella della chitarra; e dal ronzio a 60 Hz della registrazione. Poi l’ingegnera del suono Jessica Thompson ha ribilanciato voce e chitarra, portandole in primo piano. L’inconfondibile accento dell’Oklahoma dov’era nato – figlio di un membro del Ku Klux Klan di cui si vergognò sempre, tanto da diventare comunista – nelle registrazioni ritma un tono di voce più basso e caldo di quel che abbiamo sempre conosciuto. Sullo sfondo si sentono le voci dei bambini – ne aveva otto, compreso l’Arlo di Alice’s Restaurant, poi diventato repubblicano – auto che passano, pagine di quaderno girate. E le esitazioni tipiche di chi sta componendo: insomma, è immortalato il processo creativo. Le strofe alternative di This Land Is Your Land, poi, svelano un Guthrie ancora alle prese col testo pur già famoso. Lo spiega in una nota vocale inclusa nell’album: «Non ho mai messo una canzone su nastro o su disco, né l’ho scritta, stampata o battuta a macchina, pensando che fosse fatta e finita. Che non potesse essere migliorata o cambiata». Anche quella era la sua idea di libertà.
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