Giro d’Italia, i fratelli Bais divisi da una fuga. E Pedersen vince anche a Matera
Fino a ieri mattina Davide e Mattia Bais erano separati in classifica da 4 secondi. Poi, dopo un chilometro dal via di Ceglie Messapica, Davide, il minore dei fratelli trentini del Team Polti-VisitMalta è andato all’attacco con Epis e Milesi. Un’avventura arrivata fino a Montescaglioso, poi il gruppo se li è mangiati. Davide ha chiuso a 4’49” dal vincitore di tappa e maglia rosa Mads Pedersen (a Matera è arrivato il terzo successo di giornata per il danese), Mattia a 9’17”. Sono fuori classifica, come 150 su 180 corridori del Giro. Perché non esiste solo la classifica e non esistono solo le volate: chi non è scalatore o velocista, è come i fratelli Bais.
/ Joy and Heartbreak. Win and Loss.
This is cycling’s cruel beauty#GirodItalia pic.twitter.com/US7K4yrA6O— Giro d’Italia (@giroditalia) May 14, 2025
Come nasce una fuga
«Le fughe non si improvvisano» spiega Davide, «ma nascono al mattino sul pullman. I nostri direttori sportivi hanno studiato le tappe e distribuito i compiti. Questa si adattava a me e sono andato all’attacco». Mattia aggiunge: «Quando arriva il giorno designato, ci proviamo al 110%. Abbiamo un capitano, Piganzoli, da aiutare e in montagna e un velocista, Lonardi. Ma il team ci lascia liberi di fare la nostra corsa».
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Galeotto fu un volantino
Trentini di Nogaredo, hanno scoperto il ciclismo grazie a un volantino trovato a scuola che invitava a provare nel velodromo di Mori. Davide ha 27 anni, Mattia 28. Una vittoria a zero per Davide in carriera, al Giro 2023, a Campo Imperatore. Grazie a una fuga. «Non siamo in camera assieme» racconta Mattia, «io sto con Lonardi, Davide con Pietrobon. Meglio così, sennò lo vedo troppo. Lui è uno molto attento e preciso, ma non risponde mai al telefono. Io sono disordinato, ma in corsa ho tanta grinta».
Le piccole contro le multinazionali
La Polti è diretta da Ivan Basso e Alberto Contador e viaggia in quel limbo chiamato categoria Professional: là si spera negli inviti e si fa con quel che si ha, ossia coraggio e volontà. Quando poi uno ha anche classe, diventa un obiettivo di mercato. Piganzoli dovrebbe passare alla Visma di Vingegaard. La distanza tra i due ciclismi, quello stellato delle multinazionali e quello glocal delle piccole squadre, è immensa. Per accorciarla, bisogna anticipare. E attaccare, magari al km 1.
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