Sinner, i sondaggi e un norvegese
Il mio solito sondaggio – artigianale e autogestito ma con maggiore affidabilità, spero, di quelli elettorali americani di quindici giorni fa – dice che Zverev vs. Sinner sarà la finale di domenica a Torino e che l’italiano prevarrà di misura. Lo stesso campione demografico giudica Zverev vs. Alcaraz la più bella partita delle ATP Finals 2024. Io e quattro degli otto intervistati, tutti amici e colleghi, condividiamo la sensazione che il tedesco sia tornato quello della primavera 2022, quando, a un passo dalla vetta del ranking ATP, rovinò drammaticamente sulla terra rossa del Philippe Chatrier, il centrale del Roland Garros, con la caviglia ridotta a uno straccio. Qualcuno aggiunge che lo spagnolo, pur talentoso quanto si vuole, stia facendo i conti con la difficoltà a mantenere un equilibrio psico-fisico costante nel tempo. Il punteggio di oggi, 7-6 6-4, non resoconta puntualmente il predominio di Zverev, che emerge invece chiarissima dalle statistiche ufficiali: 30 vincenti contro i 27 dell’avversario, 36 errori contro 42, addirittura il 74 per cento di prime di servizio che procurano punti conto il 68 per cento. È dunque il campo a certificare che a fine stagione, dietro l’italiano capofila ATP ha ogni diritto di piazzarsi un ragazzo diabetico, che a 27 anni torna legittimamente a sognare di vincere uno slam, e non Carlitos, classe 2003, che di coppe degli slam ha già fatto incetta.
Intanto, le semifinali. Domani Zverev se la vede con Taylor Fritz, numero 5 ATP, mentre a Sinner tocca il norvegese Casper Ruud, 26 anni il mese prossimo, numero 6, al quale stasera è bastata una mezz’oretta per prendersi i game contro Andrey Rublev che gli servivano per la qualificazione. I bookmaker non hanno dubbi su chi sono i favoriti, ma il tennis non è scienza esatta, dunque non vendete la pelle dell’orso (né ascoltate i sondaggisti improvvisati come me).
Chiunque abbia qualche dimestichezza con il tennis sa che il doppio è meno faticoso del singolare, tant’è che i match di due o tre ore non sono rari a livello perfino di veterani ultrasessantenni. Di mio aggiungo che il doppio è talvolta più appagante per chi è in campo (il fattore squadra è uno stimolo) e più spettacolare per chi guarda. Allora perché il supertorneo dei supermaestri ATP ha le stesse regole di una partita tra due avvocati e due medici frettolosi all’ora di pranzo al mio circolo, con il punto secco sul 40 pari e il long tie break in caso di parità al termine dei due set? La risposta è ovvia: perché i tempi dei grandi eventi li dettano i signori che comprano i diritti televisivi, che vorrebbero partite dalla durata predefinita (un’ora e mezza sarebbe l’ideale, poi chi ha vinto, ha vinto) sia per il singolare, sia per il doppio. Le loro esigenze sono state determinanti, nei decenni, per modifiche sostanziali, dall’avvento dei tie break alla rinuncia al no limits nel quinto set degli slam, dai long tie break ai count down al quale deve porre attenzione chi è al servizio. La richiesta delle tv è di avere meno pause e garantire più ritmo, come se un match fosse un talk show di Retequattro o Affari Vostri di RaiUno.
Oggi le mie perplessità sull’opportunità di affidare l’esito di un match al long tie break sono aumentate vedendo cos’è accaduto nel match tra le coppie composte da Simone Bolelli e Andrea “Wave” Vavassori e da Marcelo Arevalo e Mate Pavic. Dopo il pareggio nei due set, 6-3 3-6, il tie break “allungato” è risultato una specie di assolo del salvaderegno e del croato. Come Wave ha spiegato in conferenza stampa, “…quando accade che una coppia si vede scappar via i primi punti, poi le risulta difficilissimo recuperare”. Gli italiani hanno ripetuto una volta di più che queste modalità, come definirle?, “spicce” non sono di loro gradimento e che proveranno di farle cambiare. Ammiro il coraggio e auguro loro ogni fortuna, ma sono convinto siano destinati a una delusione. Resta il fatto che la coppia bolognese-torinese funziona: chiudono la stagione da quarti della classifica ATP di specialità, la loro presenza la prossima settimana in Davis servirà a dare sicurezza alla squadra guidata da Filippo Volandri.
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