Protesi all’anca, quando è necessaria?

Più di 100mila ogni anno: tanti sono a oggi gli interventi di protesi all’anca. Un numero, spiegano dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, Siot, in costante aumento, complice in parte l’invecchiamento della popolazione, e in parte anche il comprensibile desiderio di superare prima possibile il dolore e le limitazioni che derivano dall’artrosi alle anche. Ma proprio dagli esperti dalla Siot arrivano oggi preziose raccomandazioni per aiutare a comprendere più a fondo tutti le implicazioni di un intervento protesico.

“Mini invasivo” ma non privo di complessità

Il tasso di complicanze per un intervento di protesi all’anca è piuttosto basso e il recupero estremamente veloce; tuttavia, precisano dalla Siot, è bene ricordare che si tratta di un intervento di chirurgia ortopedica maggiore. Cosa significa? Che malgrado le tecniche siano diventate sempre meno invasive – al punto che oggi i pazienti riprendono mediamente a camminare già il giorno successivo all’intervento, grazie anche alla cosiddetta ‘tecnica bikini’, che consente di inserire la protesi senza tagliare i muscoli, ma solo divaricandoli – si tratta di operazioni comunque complesse. In cui gioca un ruolo ovviamente anche lo stato di salute del paziente, sia per quel che riguarda le condizioni generali che quelle più specificatamente legate al recupero, come lo stato muscolare di partenza.

Protesi all’anca, se i muscoli stanno bene il recupero è migliore

“È sempre fondamentale che il paziente sia informato sulla reale entità dell’intervento e sulle possibili, anche se rare, complicanze. A volte, purtroppo, le aspettative del paziente non sono realistiche per una incongrua informazione da parte di ‘dottor Google’”, ha commentato Pietro Simone Randelli, Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia-Siot, Ordinario di Ortopedia dell’Università degli Studi di Milano e Direttore della Clinica Ortopedica dell’Istituto Gaetano Pini.

Quando ricorrere alla protesi e a che età

“L’intervento deve essere effettuato quando il paziente ritiene che la sua qualità di vita non sia più accettabile per la sintomatologia dolorosa e la limitazione funzionale – chiarisce Alessandro Massè, direttore dell’Unità di Ortopedia e Traumatologia presso l’ospedale Città della Salute e della Scienza-Cto di Torino, ed esperto Siot per la chirurgia protesica – non si tratta di un ‘intervento preventivo’ e quindi se il paziente con poche accettabili limitazioni mantiene una buona qualità di vita, può essere procrastinato senza che questo comporti un risultato peggiore”.

Per quanto riguarda l’età dei pazienti “candidabili”, grazie al miglioramento degli impianti dal punto di vista dell’aspettativa di durata, gli esperti sottolineano che oggi l’intervento può essere sostanzialmente effettuato a qualsiasi età, tenendo in considerazione le premesse appena fatte.

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Interventi per correggere difetti strutturali e ritardare l’artrosi

Gli interventi di protesi riguardano spesso le persone più anziani, dove più comune è l’insorgenza di disturbi degenerativi. Ma se è vero che l’artrosi più classica si manifesta più frequentemente nell’età adulta, con uguale frequenza nei due sessi, spiegano dalla Siot, anche i giovani non sono estranei al problema. “I quadri di danno articolare iniziale possono dare i primi sintomi in età giovanile, o addirittura pediatrica, se sono presenti patologie o malformazioni che producono un precoce danno delle strutture articolari: la cosiddetta ‘pubalgia’ dei giovani sportivi, spesso è espressione di un iniziale danno articolare”, precisa Massè.

Qualora siano presenti difetti strutturali dell’anca, concludono gli esperti, i clinici possono raccomandare interventi chirurgici per evitare di danneggiare la cartilagine e l’insorgenza dell’artrosi e così una protesi d’anca. Laddove necessaria, è bene ricordare che malgrado la durata delle protesi sia molto elevata – dell’ordine di decenni – post-intervento è comunque necessario “mantenere” in salute la protesi, muscoli ed ossa. Con una vita attiva ma non troppo e il controllo del peso, così da non usurare troppo la protesi, raccomandano i clinici.

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