Decreto sicurezza è legge, ok del Senato. Balboni (FdI) attacca le opposizioni, rissa sfiorata

ROMA – Non sono servite, com’era scontato, né le proteste formali in aula contro tagliole e forzature, né l’ultima sortita in forma di flashmob, stamane in aula a Palazzo Madama, delle opposizioni schierate fuori dai banchi e con le spalle al governo: tutti seduti a terra , e con le braccia alzate. È passato anche al Senato, con 109 sì e 69 no, ed è legge dello Stato il contestatissimo dl Sicurezza.

Un “concentrato di repressione e propaganda”, lo ha definito il centrosinistra. Mentre sul metodo, oltre che sul merito, restano i profili di dubbia legittimità che dovrà essere la Corte Costituzionale a sciogliere. “Vi hanno ridotto a schiacciatasti”, l’accusa dell’ex premier Renzi contro i colleghi “esecutori supini dei diktat del governo”.

Per Giorgia Meloni e per la destra, che subito dopo in piazza di San Luigi dei Francesi ha inscenato un rapido sit-in, sono invece misure da rivendicare con orgoglio.

“Il governo compie un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa”, sottolinea sui social la premier, che aggiunge: “Interveniamo con determinazione contro le occupazioni abusive, accelerando gli sgomberi e proteggendo famiglie, anziani e proprietari onesti, troppo spesso lasciati soli di fronte a ingiustizie intollerabili”.

Stessa soddisfazione del ministro Piantedosi: “Si tratta di un provvedimento strategico, che introduce nuovi ed efficaci strumenti per rafforzare il contrasto a criminalità e terrorismo, e garantire una maggiore protezione dei cittadini”.

Ma per tutta la mattina in Senato la tensione è stata palpabile, e si è sfiorata la rissa in aula – scongiurata in tempo dall’intervento dei commessi – quando il meloniano Alberto Balboni, nonché presidente della commissione Affari Costituzionali dove era stato letteralmente falcidiato l’esame degli emendamenti , ha accostato i colleghi del l’opposizione di essere “vicini più alla criminalità organizzata e alle mafie che alla povera gente”.

Il rush finale era ripartito dopo la polemica sulle parole del senatore FdI Giovanni Berrino, durante la maratona notturna: “È’ inutile dire che questo decreto e’ inumano. Perché le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farli”. Allora Pd, M5S e Avs hanno aperto i lavori sedendosi sulla moquette: le spalle rivolte al presidente La Russa.

Tutti seduti a terra, con le spalle al governo. Nell’aula del Senato. Le opposizioni restano sulla moquette con le gambe incrociate, gridano vergogna, la destra rumoreggia, La Russa ironizza e prova a minimizzare: “A terra va bene, non é neanche la prima volta che succede qui, ma basta che state in silenzio, ecco, alzate pure le mani in segno di resa”. Comincia così la giornata che, a Palazzo Madama, è destinata ad approvare con la fiducia il Dl sicurezza.

Il provvedimento che introduce 14 fattispecie di reato e altre 9 aggravanti, decreto legge peraltro sottratto all’iter parlamentare – annullato un anno di lavori per essere varato con ‘urgenza’ in Consiglio dei ministri, nottetempo, lo scorso aprile – è contestatissimo da tutta la minoranza. Ed è stato approvato la scorsa settimana alla Camera, tra le contestazioni per i tempi capestro imposti dalla maggioranza. Anche ieri, nell’approdo in commissione al Senato, tante le proteste all’inizio della discussione in aula, dopo che la destra aveva fatto saltare l’esame degli emendamenti.

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Un “decreto dell’orrore”, per Avs. “Una vergogna assoluta che rivela l’idea che la destra ha della sicurezza e del dissenso, nel Paese”, sottolineano i senatori del Pd. In particolare il capogruppo Francesco Boccia, stamane prima di entrare in aula, denuncia: “Il senatore di FdI, Berrino, nel suo intervento martedì sera ha affermato che ‘le donne che fanno figli per rubare non sono degne di farlo e che se un giudice reputa che un bambino possa stare più sicuro in carcere che a casa con genitori che li concepiscono per andare a delinquere forse è giusto cosi’. Insomma per Berrino i bambini stanno bene in carcere. Non credo ci sia da aggiungere altro a quanto abbiamo ascoltato. Questo e’ il senso dell’aberrante idea che FdI, il partito di Giorgia Meloni, ‘donna’, ‘madre’, ‘cristiana’, ha della sicurezza”.

“All’inizio della seduta insieme ai colleghi del Pd e Avs – rivendica la vicecapogruppo M5S Alessandra Maiorino – abbiamo occupato pacificamente l’emiciclo dell’Aula di Palazzo Madama, opponendo resistenza passiva. Abbiamo quindi messo in pratica una di quelle condotte che il governo con il decreto sicurezza vuole criminalizzare e reprimere brutalmente, cancellando di fatto la libertà di espressione del dissenso in Italia e demonizzando le persone più deboli che non hanno altro modo per farsi sentire e far valere le loro ragioni”.

Berrino, FdI: “Le donne che fanno figli per rubare, non sono degne di farli”. Bagarre in Senato

Dopo il caos e le proteste, La Russa ha aperto la conferenza dei capigruppo. La seduta è stata momentaneamente sospesa.

Bocciata la richiesta di rinviare l’approvazione finale del Dl Sicurezza – il cui ok finale è previsto entro le 14 – la capigruppo strappa solo un mezzo impegno a discutere domani della possibilità di far slittare invece l’approdo in aula della separazione delle carriere, prevista per l’11 giugno.

E la seduta riprende con le dichiarazioni di voto.

Si schiera contro il dl Carlo Calenda, segretario di Azione, che poi provoca Forza Italia : “Ma dov’è finito il partito dei garantisti? Non so se chi ha fondato quel partito oggi sarebbe soddisfatto di vedere 69 reati introdotti da questo governo. E poi, un punto fondamentale: non si introducono i reati con la fiducia, senza una discussione,e allo stesso modo non si aumentano le pene, perché si ha a che fare con la privazione della libertà”. Ma il leader centrista riesce a prendersi gli applausi della maggioranza, quando stigmatizza le proteste in aula della sinistra: “Colleghi, purtroppo con gli show non si risolve nulla, e si aiuta soltanto la destra”.

E’ aspra la schermaglia tra Matteo Renzi e la destra. “La statista della Garbatella e i suoi sodali della fiamma tragica avrebbero potuto farsi aiutare dai loro stessi sindaci e amministratori a capire quali erano le vere questioni della sicurezza. Invece voi preferite mandare 500 poliziotti e carabinieri in Albania a guardare i gatti randagi e lasciate sprovvisti di sicurezza le nostre strade. Quindi non avrete il nostro voto per metodo e per merito. Di punto in bianco, dopo un anno di lavori in Parlamento, il governo decide che il disegno di legge non è più utile, lo cancella e al suo posto, puff, compare il decreto legge – sottolinea il leader di Iv – Quanto al contenuto, il decreto non affronta nessuna delle questioni che davvero interessano ai cittadini, non parla della violenza di cui hanno paura le ragazze o i ragazzi quando escono di casa”. Renzi torna poi a sparare sull’articolo 31 del decreto, quello che consente ai Servizi segreti di poter agire a tutela dello Stato “addirittura con finalità di dirigere e organizzare associazioni terroristiche di eversione dell’ordine democratico”, attacca il governo per la decisione di cancellare la scorta per gli ex premier, decisione “che è frutto di una cultura indegna, ipocrita e meschina”. E poi, rivolto ai colleghi dei banchi opposti: “Occhio che a forza di eseguire ordini, vi stanno riducendo a schiacciatasti”.

Immediata la risposta.”Non siamo schiacciatasti ma degni rappresentanti di una Repubblica che vuole garantire i diritti dei cittadini. Ed è meschino chi da ex presidente usa questo linguaggio in queste sedi contro un presidente del Consiglio”, ribatte a muso duro Michaela Biancofiore, di FdI . ” Ma voi non volete guardare la realtà, cribbio. Dovreste gettare un occhio ai sondaggi, vedreste che il popolo è con noi, e condivide la nostra idea di sicurezza, mentre voi siete schierati contro le forze dell’ordine, contro la gente che subisce l’occupazione delle case”. La senatrice della destra eleva a emblema dell’emergenza sicurezza nel Paese “scene raccapriccianti avvenute anche sotto casa mia, a Bolzano, con egli extracomunitari che si rincorrevano in scimitarra”.

Da Avs, Peppe De Cristofaro picchia: “Disubbidiremo. Perché il vostro decreto porta la legge sempre più lontana dalla giustizia. Un decreto che è la perfetta sintesi della vostra posizione verso la sicurezza: usate il pugno di ferro con il dissenso, con chi crede nella democrazia, e siete pavidi, proni con i colletti bianchi, con i grandi evasori, con i corrotti, con il grande crimine. Ma disubbidiremo, perché la disobbedienza civile non è un crimine. Non riuscirete a trasformare questo Paese nell’Ungheria. perché prima di quanto pensiate noi non saremo più il paese di Giorgia Meloni”.

Roberto Scarpinato non è meno duro: ” Agisce qui, con questo decreto, una componente della vita politica italiana che non ha mai accettato la scelta della Repubblica democratica e della nostra Carta, disattesa e ridotta a libro delle buone intenzioni. Ecco perché questo pacchetto sicurezza è un coerente condensato politico di questo animus anti costituzionale”.

Mentre Andrea Giorgis del Pd si chiede: “A chi giova una simile mortificazione della capacità di legiferare, del luogo del Parlamento? A chi giova questa mediocre dimensione repressiva e demagogica della sicurezza? Certo, non ai cittadini e alla loro qualità di vita”. Il senatore dem punta sull’ “inadeguatezza di una destra che sta trasformando il Parlamento in luogo di mera ratifica degli ordini del governo: e lo fa esattamente allo stesso modo in cui avete avuto l’ardire di definire “immodificabile” anche il ddl di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere”.

È quasi rissa quando il presidente della commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni (FdI), rivolto alle opposizioni, provoca: “Capisco che siete per la dottrina Salis, capisco che siate dalla parte della criminalità organizzata o con i mafiosi, anziché con la povera gente”. Alcuni senatori del M5S e del Pd (tra cui Patuanelli, Delrio, Sensi) scendono dai banchi, provano ad avvicinarsi a Balboni, fermati dai commessi. Interviene la presidente dell’aula, la dem Anna Rossomando: “Presidente sono costretta a richiamarla, per la seconda volta e le ricordo che questi accostamenti sono giá stati sanzionati in altra camera di questo Parlamento”.

Poi verso le 13 e 45 il via libera con 109 sì, 69 contrati e un astenuto. Il contestato provvedimento diventa legge.

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