Giacomo Covi, dal bancone del bar al premio a Venezia. “Sul set ho imparato a volermi bene”

Giacomo Covi, 21 anni, è uno dei ragazzi protagonisti di Un anno di scuola, film di Laura Samani vincitore come migliore attore nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema.

Per attivare l’iscrizione alla newsletter The dreamers, dedicata al cinema e alle serie tv, clicca qui

Il film è ambientato a Trieste nel 2007: Fred, (Stella Wendick) diciottenne svedese, arriva in città con il padre e si iscrive all’ultimo anno in un istituto tecnico frequentato solo da ragazzi. Diventa subito oggetto di attenzione, in particolare da parte di tre compagni — Antero (Covi), Pasini (Pietro Giustolisi), Mitis (Samuel Volturno) — che sono amici d’infanzia, ma il suo desiderio non è solo essere voluta, è essere accettata come una di loro.

Il film è tratto dal racconto omonimo di Giani Stuparich, trasposto nel 2007, e riflette le pressioni invisibili che Fred visse come unica ragazza in una classe maschile, le difficoltà nel restare fedele a sé stessa pur desiderando appartenenza, e il conflitto generazionale sottile ma potente che scuote le sue relazioni.

Miglior attore nella sezione Orizzonti: da uno a dieci, che voto darebbe all’emozione per questo premio?

“Non ho parole per descriverla. L’unica cosa che mi è dispiaciuta un po’ è stato quel discorso con tante cose che non sono riuscito a dire. Ringraziare era giusto, ma mi sono accorto dopo che non avevo detto a nessuno quanto volessi bene: era fondamentale. Io voglio un mondo di bene a tutte le persone coinvolte e anche a quelle che non ho menzionato, ed è qualcosa che non si dice abbastanza. Secondo me questo è il messaggio del film, il capolavoro che Laura Samani è riuscita a creare: imparare a voler bene e dirlo, soprattutto alla mia età, perché poi si possa metterlo in pratica per tutta la vita. Visto che si parlava di voti e di scrutini… da uno a dieci per me è un dieci di gratitudine”.

Lei è un debuttante: come è arrivato a questo film?

“E’ una cosa successa per caso, assolutamente. Laura cercava ragazzi miei coetanei senza alcuna esperienza, non professionisti. Con Davide Azzurro e Aleandro Von facevano scouting. Io lavoravo in un bar: sono venuti a bere una birra una sera e mi trovarono lì. Mi hanno guardato a lungo e poi mi hanno chiesto se fossi interessato e, incontro dopo incontro, sempre più informali, mi hanno scelto. Cosa di cui sono stato e gliene sarò eternamente grato”.

Giovani Leoni tra i 7 e i 20 anni: quattro attori per una nuova generazione di cinema italiano

Che avventura è stata il set? Che cosa ha scoperto di sé in quell’esperienza?

“Ho scoperto tante cose e imparato ad apprezzarmi un po’ di più, prima non lo sapevo fare. All’inizio avevo un rapporto di amore e odio con il mio personaggio, ma pian piano, imparando a volergli bene, ho imparato a volere bene anche a me stesso. E’ stata una lezione impagabile”.

Non le è venuta voglia di continuare? Ci sono segni del destino: protagonista, premio a Orizzonti… forse quella era la strada?

“Prima di quel giorno non ci pensavo affatto. Dopo questo premio… chissà. Forse ci ripenserò. Certi segni del destino fanno riflettere”.

Come ha festeggiato?

“Da triestino non potevo che farlo in un modo: per forza bevendo”.

Condividi questo contenuto: