Julia Roberts, la prima volta a Venezia: “Spero che il film di Guadagnino faccia discutere”
VENEZIA – Niente turismo in gondola per Julia Roberts, la diva premio Oscar per Erin Brokovich, eroina delle commedie romantiche anni Novanta (da Pretty Woman a Notting hill) sgombra ridendo il campo dagli equivoci: “Avevo un bellissimo tour pianificato questa mattina e invece sono qui – dice sorridendo – solo lavoro in questi giorni, ma ho girato film qui in passato (era in Tutti dicono I love you di Woody Allen del 1996, ndr). Venezia è un posto magico, che ti fa domandare ‘cosa si fa esattamente qui?’ Venendo questa mattina non ho potuto fare a meno di pensare che fosse un sogno”.
La prima volta alla Mostra del cinema di Julia Roberts, e questa sera la aspetta il bagno di folla che ieri è toccato al suo amico George Clooney, è per il film fuori concorso After the hunt: Dopo la caccia di Luca Guadagnino (dal 16 ottobre nelle sale). Nel film l’attrice è Alma Olsson docente di filosofia all’Università di Yale, la cui esistenza viene sconvolta quando un collega e vecchio amico, Henrik (Andrew Garfield), viene accusato di molestie sessuali da Maggie (Ayo Edebiri), una delle sue studentesse più brillanti. Entrambi i professori del dipartimento di filosofia lottano da anni per ottenere una cattedra. Il film, scritto da Nora Garrett, affronta tematiche delicate come il dopo Metoo, la cultura della cancellazione e cosa significa affrontare e denunciare pubblicamente una molestia, le conseguenze delle nostre azioni.
“After The Hunt: Dopo La Caccia”. il film con Julia Roberts di Guadagnino a Venezia e poi in sala
All’incontro con la stampa a Julia Roberts è stato chiesto se secondo lei il film possa minare le conquiste femministe ottenute e se potrebbero nascere polemiche da questa storia. “Non credo che si tratti semplicemente di rilanciare una discussione sulle donne messe l’una contro l’altra o che non si sostengono a vicenda. Ci sono molti vecchi argomenti che vengono ringiovaniti e che creano un dialogo. Il film farà discutere? Noi volevamo proprio che alla fine del film ci fossero tutti questi punti di vista diversi. Se il pubblico sarà infuriato o emozionato dal film dipenderà “. E rispetto alle possibili controversie risponde con un sorriso: “Non so se ci saranno polemiche e controversie per il film, ma noi sfidiamo le persone affinché si appassionino, si arrabbino anche. Non facciamo dichiarazioni, condividiamo le vite di questi personaggi. La parte più emozionante è che le persone poi ne parlino, perché stiamo perdendo l’arte della conversazione ai giorni nostri. Se questo film porterà le persone a confrontarsi, a discutere ne saremo felici. Ti rendi conto di ciò in cui credi fermamente perché noi stimoliamo questo pensiero per te. Quindi, potete dirci grazie”.
Le fa eco la sceneggiatrice Nora Garrett: “Julia ha risposto benissimo a questa domanda perché quando sollevi tutte queste questioni così essenziali devi tenere presente che esistono moltissime sfumature rispetto a questi temi, per noi era importante che il film fosse calato nella società, fosse qualcosa che sembrasse reale e vivo e interrogasse il pubblico sul proprio pensiero”.
Guadagnino spiega perché ha sposato immediatamente questa storia, questa sceneggiatura: “L’idea del film che ho amato subito è che ci permettere di guardare alle verità delle persone, ognuno ha le sue, e tutte le verità hanno la stessa importanza dal punto di vista del filmaker. Non volevamo fare un manifesto per ravvivare vecchi valori ma raccontare queste verità in collisione”. “Il film parla di menzogne e quello che mi ha attirato di questo racconto era proprio rendere conscio l’inconscio – ha detto Andrew Garfield – le motivazioni sono invisibili per certi comportamenti e anche noi siamo narratori inaffidabili come le persone si comportano in modo animalesco quando si tratta di vita o morte”.
“Trovo molto affascinante il tema del potere – ha detto Guadagnino – cosa vogliamo quando cerchiamo e lottiamo per ottenerlo? Siamo pronti a prenderlo dalle mani degli altri? Il tutto nel contesto fantastico dell’università di Yale. Io penso sempre in termini cinematografici, l’idea di questi appartamenti, classi, bar, ristoranti iconici e universali. Alla domanda che faccio a me stesso: tu cosa vuoi? Rispondo ‘voglio tranquillità’ però sono affascinato dall’ambizione negli altri di affermarsi a scapito degli altri. È una dannazione che mi affascina raccontare”.
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